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Sauvons notre semestre !
12 décembre 2007

Umbria (région très passionante) par le passionant Geoffrey!!!

UMBRIA

L’Umbria è una regione amministrativa che si trova nel centro dell’Italia, piuttosto piccola perché si estende su 8546 km². Conta 824 123 abitanti. È anche chiamata il « polmone verde dell’Italia ».
L’Umbria è una regione interclusa, cioè ha nessun costiera maritima, entro la Toscana ad Ovest, le Marche all’Est e il Lazio al Sud.

Prima di introdurre l’aspetto economico dell’Umbria, mi sembra importante interessarsi alla sua geografia fisica perché influenza i suoi scelti economici.

Prima, possiamo dire che la capitale amministrativa (o capoluogo) è Perugia, che conta oggi 155 000 abitanti .
Per quanto riguarda il rilievo umbro, possiamo notare che il 29.3% del territorio è montuoso. Questo si spiega con la presenza della catena degli Appenini. L’Est dell’Umbria, al confine delle Marche, è percorso da una seria di dorsali montuose, nelle quali troviamo per esempio il Monte Cucco (1 566m) e la Valnerina, vasta zona montuosa nella quale ci sono il Monte Coscerno (1 687m) o ancora il Monte Pozzo (1900m). Al Sud-Est si situano i famosi Monti Sibillini, con altezze superiori a 2000m, come la Cima Redentore (2 450m), la più grande della regione. Il Sud dell’Umbria possede anche diversi monti di media altezza, cioè che misurano più o meno 1 150m, come il monte Gualdo Tadino o il monte Nocera Umbra, ma si distingue il monte Brunette grazie a un’altezza di 1 430m. L’Umbria ha, all’interiore del suo territorio,  una dorsale che comprende il gruppo dei monti di Gubbio. Infine, si trova al Nord il massiccio dei monti Perugini che misurano appena più di 900m.

Sempre riguardante il rilievo, possiamo affermare che il 70.7% del territorio umbro è collinare e pianegiante, quello che vuol dire che l’altezza oscilla entro 450m e 850m. Questo tipo di rilievo si trova sopratutto all’Ovest, al confine della Toscana, al Sud, al confine del Lazio e nel centro dell’Umbria. La vallata del Tevere, che si estende da Città del Castello fino a Todi, e le valli Umbra e Tiberina dimostrano bene l’importanta presenza del rilievo pianegiante in Umbria.

L’Umbria possede due fiumi, tra i quali c’è il « Tevere » che misura 405km (210 km sono percorsi in territorio umbro). Questo fiume nasce dal Monte Fumaiolo e ha diversi affluenti: il Nera, il Topino, il Paglia, il Chiascio e il Nestore. L’altro si chiama il « Velino », è un corso d’acqua reatino, che diventa umbro solo nella sua parte finale.

Troviamo anche in Umbria laghi di varie dimensioni. Il lago più grande è il lago Trasimeno che si estende su una superficia di 128km². C’è anche il lago di Piediluco che si situa al Sud e il lago di Corbara creato dal sbarramento del fiume Tevere.

Come si caraterizza l’organizzazinone economica dell’Umbria e per quale ragioni è influenzata dalla geografia del territorio?

Per rispondere a questa problematica, studieremo i diversi settori che compongono l’attività economica dell’Umbria e le prospettive di sviluppo.
Per studiare l’economia di un territorio, sia nazionale che regionale, è neccessario comminiciare dall’agricoltura, base di tutta attività economica.
L’Umbria è una regione agricola arretrata e ancora poco sviluppata quando la confrontiamo ad altre regioni italiane, e, a più grande scala, europee. Se cerchiamo i problemi che potrebbero spiegare questa situazione, ci rendiamo conto che due ragioni principali sono all’origine del fenomeno. La prima riguarda i sistemi di coltivazione che sono pocchi importanti in confronto ad altre regioni. L’arretratezza dell’agricoltura umbra si spiega anche per il fatto che le varie zone di coltivazione sono divise in piccole proprietà essenzialmente dedicate a mezzadria. Per conseguenza, possiamo dire che l’assenza di grandi strutture agricole frena in un modo considerevole l’ativittà del primo settore, malgrado il fatto che queste ultime potrebbero permettere una produzione più importante. La maggior parte delle 20.000 imprese legate all’agricoltura hanno meno di tre addetti.

Di fatti, si tratta piuttosto di un’agricoltura alimentare. Si concentra essenzialmente nelle principali valli (Umbra, Tevere, Tiberina) dell’Umbria.

Quali sono i diversi comparti dell’agricoltura umbra?
La coltura del grano (l’A.M.A.C.A SRL, situato a Montefalco, è un imprese specializzata nella produzione di cereali. Ha un capitale sociale di 12.000€.)
Le barbabietole da zucchero
Il tabacco (« British American tobacco Italia società » è l’imprese più importante del settore del tabacco in Umbria)
Vitivinicolture: è l’associazione della coltura e dell’elaborazione del vino. Tra i vini umbri più consciuti, troviamo l’Orvieto, il Torgiano e il famoso Montefalco. La coltivazione della vite si fa sopratutto nella regione del lago Trasimeno. Possiamo aggiungere che questi vini hanno una reputazione internazionale di vini Doc (appellazione di origine controllata) sia par la qualità che la quantità.
La coltura d’olio
I tartufi neri (sono molto conosciuti quelli di Norcia)
L’ acqua minerale

Adesso, mi sembra giudizioso interessarsi all’evoluzione dell’agricoltura in Umbria. Possiamo dire prima che l’Osservatorio Economico Regionale dell’Umbria ha rilevato, per l’anno 2005, un aumento del numero degli occupati nel settore agricolo. L’incremento medio è del 14.6%, che si traduce in circa 1.900 nuove unità.
Quello che colpisce di più è che il dato è nettamente in controtendenza rispetto alla media nazionale che è a -4.3%. Se facciamo una paragone con le regioni vicine all’Umbria, notiamo che questa situazione è la stessa. Cosi, in Toscana, rispetto al 2005, si è registrata una media pari a -1.6%, nelle Marche, è da -4.3% e nel Lazio, la riduzione del tasso di occupazione è stata addirittura di -24.6%.

Allora come spiegare questa controtendenza che conosce attualmente l’Umbria?
Secondo l’Osservatorio Economico, questo fenomeno è dovuto alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati, che sono utilizzati nel comparto agricolo, sopratutto nella regione Umbria. Dunque, è crescita la forza di lavoro.
Dall’altra parte, possiamo notare che il numero delle imprese presenta per il 2005 un saldo positivo, con 28 nuove aziende. Questo porta il numero delle aziende alimentari a 1 200 in Umbria.
Infine, il saldo delle esportazioni ed importazioni regionali per i prodotti agricoli presenta a fine 2005 migliori risultati, i dati negativi degli anni precendi hanno dunque diminuito.

Dopo aver studiato l’agricoltura umbra, andiamo adesso a vedere il settore secondario, cioè l’industria in Umbria.
Troviamo diversi comparti industriali che hanno risultati finanziari differenti secondo la loro principale attività.
Secondo, la situazione geografica queste attività sono diverse. Cosi, nel sud dell’Umbria (regione di Terni/Narni), c’è un insediamento siderurgico-metalmeniccanico-chimico. Il centro (Foligno) è  più specializzato nella produzione di macchine utensili, motori elettrici… Il nord, quanto a lui, conosce un’importante produzione di macchine ed attrezzature per l’agricoltura.

Possiamo dire che il basso tasso di industrializzazione e la debolezza imprenditoriale pongono la regione in una situazione molto delicata, nel momento in cui si apre una forte concorrenza per la globalizzazione dei mercati. Tale situazione viene aggravata dalla debolezza del sistema dei servizi. I comparti del tessile, del abbigliamento e dalla moda, che si trovano sopratutto nella vale del Tevere, sono buoni esempi di questa situazione.
L’industria trzadizionale umbra attraversa dunque un periodo di crisi.

Ma come spiegare il fenomeno di crisi?
A questa domanda, possiamo rispondere che il processo di globalizzazione dei mercati ha costretto certe piccole e medie imprese a confrontarsi con concorrenti sempre più competitivi sui costi della produzione, sui costi di lavoro e sui prezzi dei prodotti.
Questa situazione ha avuto conseguenze importante sulle imprese del seconde settore tradizionale, come il ricorso all’indebitamento bancario, l’obbligo di delocalizzare o di essere ricomprato da un altro gruppo per sopravivere, o ancora di dichiarare fallimento.

Quale sono le soluzioni?

La regione Umbria dovrebbe investire in progetti di ricerca e di formazione, proporre un sostegno all’innovazione per consolidare la qualità e sviluppare l’innovazione della formula made in Italy, e sopratutto, vedere nei mercati esteri più un opportunità di sbocco piuttosto che una minaccia di concorrenza.

Il quadro negativo che emerge dalle considerazioni appena fatte, viene bilanciato da alcuni fenomeni che aprono prospettive positive, come:
- una buona flessibilità e un forte adattamento alle conseguenze del ciclo economico da numerose aziende piccole,
- la presenza di molte imprese multinazionali, a riprova di una considerevole capacità attrattiva espressa dalla regione e dal suo ambiente produttivo,
- una diminuita dipendenza dall’estero dell’economia regionale,
- la recente vivacità degli investimenti che innova rispetto alla tradizionale ritrosità ad investire che è stata a lungo tipica dell’industria regionale.

Contrariamente alla tendenza nazionale che vede diminuire il numero degli operai, il numero in Umbria non è cambiato nei cinque ultimi anni.
Di più, il valore aggiunto delle medie imprese umbre esprime risultati soddisfacenti in rapporto al totale nazionale nei settori alimentare, del legno, della ceramica… Certe registrano un valore aggiunto pari al 50% di quello nazionale nel settore della meccanica.
Questo si spiega grazie allo sviluppo di distretti molto produttivi e competitivi in Umbria. Ci sono quatro distretti importanti nel settore secondario.

Il primo si chiama il «Distretto del ricamo di Assisi ». Si è specializzato nella lavorazione del ferro battuto, del legno, del mare e della ceramica. Notiamo dunque un investimento evidente della regione nel settore artigianale, che fa parte evidentemente del settore secondario. Questo distretto ha un fatturato di 100.000.000€ e esporta il 40% della sua produzione, grazie all’ interesse che portano i turisti verso l’artigiano.

Il secondo distretto è il « distretto della ceramica di Deruta ». È molto conosciuto in tutto il mondo per le sue splendide ceramiche, terrecotte e maioliche, e per l’alta qualità dei suoi manufatti. Possiamo citare a esempio l’azienda « U. Grazia maioliche S.N.C di Ermellini » situata a Deruta e che ha un capitale sociale di 50.000.000€. Il distretto, in totale, ha un fatturato di 100.000.000€ e esporta il 40% della sua produzione.

Il «Distretto della grafica-cartotecnica di Città di Castello e San Giustino» in provincia di Perugia, è il più vecchio dei distretti perché fu fonfato nel 1799. Si è specializzato nella stampa editoriale per grandi editori nazionali quali Mondatori, Newton Compton, Il Mulino, Zanichelli. Per illustrare questo distretto, possiamo parlare per esempio dell’impresa « A.C grafiche di Cerboni Adriano » che si trova a Città di Castello.
Un altro fenomeno che ha interessato il distretto negli ultimi trenta o quarant’anni è la nascita di tutta una serie di piccole imprese che si sono specializzate nella produzione di scatole da imballaggi, astucci in cartone, contenitori in genere e scatole per confezioni regalo. Un esempio di questo fenomeno è l’impresa « 16 PG SRL » che si trova a Città di Castello. Ha un capitale sociale di 10.400€.
Conta in questo distretto 135 imprese. Esporta il 40% della sua produzione e ha un fatturato di 100.000.000€.

L‘ultimo distretto è il « Distretto dell’arredamento e della metalmenicca di Marsciano ». È situato fra le province di Terni e Perugia e si è specializzato nella produzione del metalmenicco, del plastico…
Ha conosciuto una velocissima espansione e è diventato, in breve tempo, una delle più importanti industrie d’Italia. Conta 310 imprese (possiamo citare tra di loro l’azienda (« Promec S.N.C » con un capitale sociale di 3.000€) e più di 2 400 occupati. Il fatturato ammonta a 160.000.000€. La parte della sua produzione esportata rappresenta il 15% della sua produzione totale.

La regione punta molto su questi distretti perché rappresentano lo sviluppo del Umbria e dunque l’avvenire della regione.

Adesso, andiamo a studiare il settore terziario dell’Umbria. Come tutte le altre regioni d’Italia, ha un peso molto rilevante nella composizione del valore aggiunto regionale, malgrado la situazione economica non brillante dal inizio del XXI° secolo.

Per tanto, possiamo notare un incremento ogni anno delle vendite del settore settario in Umbria grazie alla dinamica dalla grande distribuzione sempre migliore rispetto all’esercizio precendente. Quest’incremento della grande distribuzione si fa a detrimento della piccola e media distribuzione che perdono quanto a loro, quote di mercato.

Quale la valore del commercio in Umbria?

Possiamo dire che rappresenta il 34% dell’economia umbra. Contiamo 20.500 unità locali. Per quanto riguarda il numero di impiegati, in Umbria, ci sono 50.000 addetti, che hanno la stessa produttività oraria per addetto analoga alla media nazionale, cioè circa 99.8.

Il settore terziario ha registrato in Umbria sul periodo 1996-2006 un aumento positivo della valore aggiunto (+3.3% medio annuo) e del tasso di occupazione (+2%). È dunque un aumento superiore agli altri settori economici dell’Umbria.
Di più, l’Umbria è l’unica fra le regioni d’Italia centrale ad aver registrato nel 2003 un aumento (+0.5%) nel valore delle esportazioni. Le altri regioni del centro hanno registrato risultati negativi (tra 5 e 7%).

Qual’è il comparto più importante del settore terziario?

A questa domanda, possiamo rispondere che è il Turismo. Rappresenta un comparto molto solido dell’economia perché conosce tante possibilità di sviluppo e propone un ventaglio diversificato dell’offerta turistica: religioso, storico, artistico culturale e affari.

Cosi in Umbria, c’erano nel 2006, 2.154.963 arrivi, quello che rappresenta un incremento del 6.7% rispetto al 2005, e 6.123.502 presenze (+5.8% rispetto al 2005). È necessario fare la distinzione tra gli « arrvi » , cioè i visitori che restano in Umbria al minimo due giorni, e le « presenze », che sono le persone che visitano la regione solo un giorno.
Tra questi visitori, i 74.5% sono italiani e i 25.5% sono stranieri.

Il  numero elevato di turisti in Umbria si spiega grazie ai suoi siti incontornabili. Possiamo parlare per esempio della Basilica San Francesco di Assisi che fa parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco e che attira ogni  anno 6.000.000 visitori.
Tra gli atri siti molto visitati, ci sono anche la catedrale di Orvieto o i palazzi Petrorio e dei Consoli di Gubbio.

Tra le domande turistiche « non convenzionali », troviamo gli « grandi eventi » che sono principalmente manifestazioni culturali e scientifiche, a dimensione nazionale e internazionale.

Un comparto essenziale nel turismo è « l’agriturismo ». È un fenomeno recente che permette di rendere attrattiva la regione e di svilupparla.
Prima di analizzare le ripercussioni dell’agriturismo in Umbria, è interessante darne una definizione. L’agriturismo è una forma di turismo nella quale il cliente è ospitato in un’azienda agricola. È anche il fatto di vivere in campagna usando i servizi che il turismo rurale puo offrire.

Attualmente, ci sono 900 aziende agrituristiche, quello che rappresenta 1/5° del numero di queste aziende del centro dell’Italia. Per fare una paragone, ci sono 400 « Bed and Breakfast » e 380 affittacamere.
Tra i 2.000.000 arrivi nel 2006, 700.000 visitori hanno fatto il scelto dell’agriturismo.
L’agriturismo rappresenta quasi il 20% del turismo in Umbria e interessa prevalentemente una clientela nazionale (76%). Il tasso di occupazione delle strutture è del 55.2%, tasso più elevato che la media dell’Italia centrale che è del 54.4%).
Come si caratterizza il soggiorno dei turisti in Umbria?
L’occupazione nelle strutture ricettive dell’Umbria, seppur non eguali la media nazionale, si attesta comunque su buoni risultati, specialmente nel mese di giugno con 4 stanze occupazione vendute su 10.
Per l’estate 2006, l’occupazione era complessiva del 54.4% mentre era 68.7% per l’Italia. Possiamo notare il buon andamento per le strutture di categoria superiore con un tasso di occupazione del 77.6% per gli alberghi 4 stelle. La clientela straniera è elevata nelle strutture di questo tipo di categoria perché rappresenta il 44%.

Possiamo aggiungere che nel decennio 1996-2006, nel complesso delle strutture ricettive umbre la permanenza degli è oscillata da un minimo di 2.6 giorni (nel 1996 e nel 2006) a un massimo di 2.9 giorni nel 1998. Per quanto riguarda gli stranieri, è oscillata da un minimo di 2.8 giorni nel 1996 a un massimo di 3.5 giorni nel 2003.
La media è di 2.9 giorni.

Per quanto riguarda il terziario avanzato, notiamo che si è molto sviluppato nei ultimi anni grazie a diversi settori.
Uno dei più importanti è l’immobiliario che conta oggi 2.532 imprese nella regione. La maggior parte ha meno di tre impiegati. Si distingue l’impresa «  2 EMME SRL » di Citerna con 17 impiegati. Creato nel 1991, ha oggi un capitale sociale di 36.152€.

Malgrado buoni risultati, il settore soffre dell’aumento dei prezzi immobiliari dal 2000. Ma gli investitori profitano delle possibilità di costruzione perché l’Umbria offre numerosi spazi per lo sviluppo immobiliario.
Per quanto riguarda il settore delle assicurazioni, possiamo dire che ha un buon andamento, sopratutto dal 2000. L’azienda « Assicoop Umbria S.R.L » dimostra bene quest’andamento positivo. Creato nel 1985 a Perugia, ha un capitale sociale di 415.584€ e conta 15 addetti.
Ci sono in totale 394 imprese nel settore delle assicurazioni nella regione Umbria.
Possiamo anche citare i servizi informatici nel terziario avanzato. Se si sono sviluppati più tardi e a mena portata che nel nord dell’Italia, rimane un settore attivo oggi in Umbria. Tra le 38 imprese che offrono servizi informatici nella regione, troviamo per esempio « Fly Tecnologie e servizi » con 10 addetti, situato a Perugia.

Infine, possiamo parlare del settore dell’istruzione, e più specificamente, dell’Università di Perugia. Con un capitale sociale di 10.000€, è assata sulle lingue e la promozione della lingua italiana. Lo scopo è di aumentare il numero di stranieri che imparono l’italiano, oggi poco studiato a beneficio dell’inglese.



Per concludere, possiamo dire che l’Umbria è ancora confrontata a grandi problemi fondamentali, malgrado gli efforti fatti dallo Stato e dalla Regione per aiutarla.  L’Umbria realizza solo il 2% delle esportazioni italiane e subisce la concorrenza delle altre regioni, come per esempio la Toscana che è più attrattiva e dinamica. Dovuto alla sua situazione di regione interclusa, l’Umbria deve utilizzare i modi di trasporto terrestri (ferroviari e stradali). E su questo punto, sforzi devono ancora essere fatti perché la regione comprende solo un’autostrada all’ovest (Orvieto) su pocchi kilometri.

Malgrado tutto, l’avvenire dell’Umbria sembra essere assicurato perché la regione mette a punto piani economici che permettono di sviluppare i settori in difficoltà. Mettono anche in valore il territorio, grazie in particolare al patrimonio turistico. Quello che funziona perché ogni anno, ci sono sempre più visitori che vogliono scoprire il « polmone verde dell’Italia ».

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