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Sauvons notre semestre !

27 février 2009

Il settore del Pomodoro

Introduzione

Durante i 10 ultimi anni, il consumo di prodotti a base di pomodoro a livello mondiale è aumentato del 10% all'anno. L'Europa e gli Stati Uniti sono tradizionali consumatori di pomodoro ma si osserva nuovi mercati come la Russia, l'Europa dell'Est, l'Africa, la Cina e l'India dove il consumo per personna è debole ma in costante crescita quest'ultimi anni. La crescita annua del consumo di prodotti a base di pomodoro in Cina è del 15% quest'ultimi anni.

I pomodori sono cultivati principalmente in tre regioni del mondo: la California negli Uniti, le regioni mediterranee, e la provincia di Xinjiang in Cina.

L'Italia è il primo produttore di pomodoro (sia da industria che fresco) dell'Unione Europa. Ma il paese nel quale si è verificata la crescita produttiva la più sostenuta è la Cina. (tabella 1)

Attualmente, il mercato italiano del pomodoro deve fare i conti con la concorrenza della Cina mentre adattarsi alle trasformazioni del sistema agricolo.

I/ Il mercato oggi in Italia

A- Qual'è la situazione in Italia?

1)Quanto? a)A livello europeo

L'Italia gioca un ruolo di primo piano in Europa nella produzione di pomodori. Dal 2003 al 2007, l'Italia ha prodotto pari al 38% dell'intera produzione dell'UE a 27 paesi membri.

b)A livello nazionale

Nel 2008 la superficie coltivata a livello nazionale è aumentata dell'8% rispetto all'anno precedente, superando la soglia di 68000 ettari.

2) Dov'è?

Una crescita della superficie coltivata in tutte le regioni del Nord, ma soprattutto in Emilia-Romagna, regione che è il primo bacino di coltivazione e trasformazione del paese.

All’opposto, nel Mezzogiorno l’area investita a pomodoro da industria si è ridotta notevolmente e, parallelamente, si è assistito ad uno spostamento della produzione da alcune zone tradizionali, come la Campania, verso altre come la Puglia e la Basilicata.

3)Tipo di prodotti?

Solo il 25% dell'intera offerta di pomodoro è dedicata al consumo fresco

La quota preponderante della produzione nazionale (il 75%) di pomodoro viene lavorata dall’industria di trasformazione per ottenere conserve, salse e succhi. Una gamma di derivati tanto ampia che ha permesso all'Italia, finora, di detenere la leadership di questi prodotti in Europa. L'Italia deteneva il secondo posto a livello mondiale dopo gli Stati Uniti finché la Cina, nel 2008 la supera.

La produzione complessiva di pomodoro da industria di 4,7 milioni di tonnellate, in aumento dell'1,2% rispetto al 2007.

4)Mercato esteroa)Import

In Italia si nota un importante eccedenza produttiva rispetto ai consumi interni del 274% per le conserve di pomodoro. Pure in Italia c'è stato il record d'importazione dalla Cina, nel 2007 sono aumentate del 132% le importazioni italiane di derivati del pomodoro. Il quantitativo importato equivale a circa un quarto dell'intera produzione di pomodoro coltivate in Italia secondo l'Istat.

b)esport

Nel 2007 l'Italia ha esportato per 32,2 milioni di euro di conserve di pomodoro e pelati ai Paesi Terzi Mediterranei (da cui fanno parte la Turchia, Egitto, Marocco, Tunisia...) la maggior parte è destinata alla Libia per 24,1 milioni di euro

Il paese esporta anche in Canada, è il secondo fornitore di rilievo del mercato canadese con una quota del 18% ( il 80% per gli Stati Uniti).

L'Italia è anche per la Germania il primo fornitore (92% del totale Tabella).

In Ghana, il concentrato italiano è dappertutto

5)Un produttore italiano

La Doria è un Gruppo leader nella produzione e commercializzazione di derivati del pomodoro, di legumi e pasta in scatola, di succhi e bevande di frutta e di altri prodotti complementari. Il Gruppo è dotato di 5 siti produttivi. L’elevato grado di automatizzazione degli impianti, la specializzazione dei siti produttivi, l’utilizzo ottimale della capacità produttiva uniti alla favorevole dislocazione hanno permesso a La Doria ottiene la leadership nei costi.

È un Gruppo che esporta in circa 40 paesi del mondo.

Possiede il 51% della LDH (La Doria) è una Società inglese. E il 100% della Eugea Mediterranea SpA, localizzata a Lavello (Piacenza), una società attiva nella produzione di derivati del pomodoro e puree di frutta. La società ha generato nel 2007 un fatturato di 18.4 milioni di Euro.

Nel 2007 La Doria ha realizzato un fatturato consolidato di oltre 406 milioni di euro, realizzato per il 27,6% sul mercato domestico e per la restante parte sui mercati internazionali, in particolare in Nord Europa.

B-La concorrenza della Cina.

1)Generalità

La Cina rappresenta il principale concorrente dell'Italia.

L'alimentazione cinese non si utilizza di pomodoro quindi la maggior parte della produzione (il 90%) è dedicata all'esportazione.

2)Dov'è?

La produzione in Cina è concentrata in una regione chiamata Xinjiang a Nord-Ovest del paese nei pressi del confine con il Kazakistan.

3)Chi?

Qui operano due grandi gruppi: Tunhe che opera dal 1993 e possiede 12 impianti e Chalkis Tomato.

4)Mercato estero:

Nel 2007 Xinjiang esporta 449 000 tonnellate (il 70% delle esportazioni cinese e un quarto del volume internazionale).

Nei 6 primi mesi del 2008, la Cina ha esportato 380 000 tonnellate di pomodoro da industria.

E per la Cina, l'Italia rappresenta la principale voce dell'export : l'equivalente di un quarto dell'intera produzione italiana.

Per di più la Cina sta divenendo fornitore principale dell’Africa.

5)Situazione della Cina domani?

Per il 2010 si prevede una quota del 40%del totale mondiale con 1,1milioni di tonnelatte.

II/ Le sfide dell'Italia

Il mercato è in costante evoluzione.

Quale sono queste sfide che il settore produttivo italiano del pomodoro deve affrontare e come se la cava, come si addatta?

A-Tradizione e territorio

1)Tradizione

Il sistema produttivo italiano per il pomodoro beneficia di una tradizione interprofessionale più che trentennale, è al centro di una filiera molto “stretta”, che unisce i produttori ai trasformatori ed ai distributori. La Cina ha iniziato la sua produzione di pomodoro solo nel 1990.

Grazie a quest'esperienza l'italia è in misura di offrire un alto contenuto nei servizi: una certificazione con marchio "Qualità controllata" e una sicurezza alimentare.

2)Territorio

 

Ma a livello geografico, la zona di produzione in Cina, il Xinjiang copre una superficie di 1,660,000 km2 cioè 5 volte la superficie dell'Italia, che le permette un'ampia produzione.

Un'altro aspetto di questa concorrenza si basa sul costo della produzione

Al momento dell'irruzione dei pomodori cinesi sul mercato italiano è apparso un forte calo dei prezzi.

Questo si spiega con i prezzi molto bassi dai pomodori cinesi offerti. In cina la manodopera costa pochissimo. Per di più numerosi braccianti sono detenuti costretti ai lavoratori forzati dal sistema carcerario paramilitare del Xinjiang, un dato molto polemico.Per esempio, l’azienda statale Chalkis che ho menzionato, uno dei leader nel settore della conserva di pomodoro è un’azienda controllata dai Corpi paramilitari del Xinjiang.

2) Prezzo di vendita

Per di più questa competizione è stata considerata dall'Italia sleale perche secondo dati ufficiali, la produzione cinese incluendo i costi di trasporto avrebbe dovuto essere legermente più costosa di quelle italiana ma la sua vendita era sottocosto.

L'Italia ha chiesto al l'Unione Europea che stata effetuata un'immediata sospensione delle importazioni dalla Cina di questo bene di consumo,

C-La riforma del sistema di sussidi

L'Italia deve anche far fronte alla riforma del sistema agricolo per quanti riguarda i sussidi comunitari.1)In passato 

Il sistema agroalimentare dell'Europa è basato sull'introduzione di finanziamenti comutari, con la Politica Agricola communitaria.

Il mercato del pomodoro in Italia è stato molto aiutato, per esempio il Fondo Europeo di Finanziamento e Garanzia ha dedicato all'Emilia-Romagna 58,5milioni di euro durante la campagna 2001-2002 e 84,5 milioni di euro nel 2004-2005 il 46,1% del totale nazionale. La spesa del FEOGA è stata crescente in italia per sostenere un mercato "difficile", ma negli altri paesi è stata molto minore, per esempio in Spagna, in Grecia o in Francia.

Questi sussidi hanno permesso al mercato italiano di essere concorrenziale.

Ma quel sostegno comunitario è stato smantellato progressivamente con un triennio di transizione

2)La riforma

E il 2008 ha segnato il primo anno dell'introduzione del disaccoppiamento parziale in cui metà dei finanziamenti comunitari saranno pagati in modo accoppiato, in base ai quantitativi di pomodoro prodotti e metà in modo disaccoppiato, destinati ai produttori storici.

Per di più, l'Italia aveva previsto nella Finanziaria 2008 un finanziamento per 10 milioni di euro.

3)Le consequenze

Si può pensare che questa riforma indebolisca la forza dell'Italia sul mercato.

Ma per quanto riguarda il primo anno dell' applicazone della riforma Pac, la produzione di pomodoro da industria in Italia non ha subito alcun contraccolpo in termini di superficie coltivata e di produzione ottenuta.

D-La trasparenza di mercato.

L'Italia conta sulla trasparenza del mercato per distinguersi dai suoi concorrenti.

Nelle etichette dei prodotti cinesi sugli scaffali dei supermarket italiani si trova la formula "Made in Italy". Il motivo è che non è riportata la materia prima delle confezioni ma solo il luogo dove il prodotto è stato trasformato. Ora il pomodoro cinese arriva in fusti nelle industrie agroalimentare italiane e qui viene trasformato.

Una legge sulla tracciabbilità dei prodotti è stata approvata nell'agosto 2004 ma i decretti attuativi sono stati applicati solo nel 2008.

La Coldiretti, una forza sociale che rappresenta le imprese agricoli e valorizza l'agricoltura come risorsa economica umana e ambientale, chiede questa trasparenza del mercato quindi la rintracciabilità delle produzioni affinchè le scelte dei consumatori siano consapevoli.

Un'indagine condotta dalla Colidretti e Ispo mostra che "due italiani su tre sono disponibili a pagare un po' di più un prodotto alimentare purché sia certificato per l'origine italiana"

III/ In risposta alle sfide

A-Italia e concorrenza sleale.

Si pone il problema dell'invasione dei prodotti italiani in Ghana, lo stesso fenomeno della Cina e dell'Italia ma all'inverso. Il sucesso del prodotto italiano arriva sopratutto dal prezzo basso dovuto alla potenza economica dell'Europa e si parla di dumping.. Negli anni Ottanta le fabbriche di conserva erano tre, non esistono più oggi. Attualmente il Ghana è il massimo importatore di concentrato di pomodoro dall'Europa, con oltre 10 mila tonnellate l'anno.

Chi ha parlato di concorrenza sleale?

B-Esportare il saper fare

Anche se numerosi agricoltori chiedono una sospensione dei prodotti cinesi (pretestando una concorrenza sleale o il non rispetto delle norme di sicurezza alimentare), l'Italia non esita a esportare il suo know-how particolarmente esportando delle macchine utensili, per esempio, la FMC technologies Italia SPA ha fornito il 21 luglio scorso due set completi di macchine per la raccolta di pomodoro a un produttore cinese. Si produsce lo stesso fenomeno del settore dell'abbigliamento.

L'Italia deve puntare sulla qualità e la prestazione di servizi per conservare una parte della produzione.

C-Diversificarsi

L'Italia non può concorrenzare la Cina per quanto riguarda i bassi costi di produzione ma può cercare di diversificarsi, e di sfruttare del pomodoro diversamente.Uno sperimentato internazionale, con la collaborazione italiana dell'Istituto Europeo di Oncologia e dell'Universita' Cattolica di Campobasso è stato effettuato con pomodori geneticamente modificati su dei topi. Lo sperimentato ha mostrato questipomodori ogm hanno la proprietà di prevenire i tumori in topolini geneticamente predisposti ad ammalarsi di cancro.

È satato anche lavorato il pomodoro geneticamente modificato per curare il morbo di Alzheimer sotto forma di vaccino .

Il settore della ricerca può essere un altro modo per utilizzare il pomodoro.

Conclusione

Il settore del pomodoro in Italia ha conosciuto buoni risultati per il 2008.

Gli auspici per l'industria Italiana è di mantenere in futuro i buoni risultati del 2008 e consolidare il sistema produttivo della trasformazione industriale del pomodoro.

Il prossimo obiettivo è riuscire a definire un "prezzo di equilibrio" entro il 2010, che permetta al comparto del pomodoro di rimanere competitivo a livello internazionale.

Per il 2009 si prevede lo stesso prezzo base del 2008 (79,5 euro per tonnellate) accompagnato da una modifica dei parametri di qualità in senso più favorevole agli agricoltori.

1)Costo del lavoro

B-Il costo della produzione

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23 février 2009

trasporto marittimo

Introduzione

Nel trasporto marittimo, si può trovare due tipi di trasporto : il trasporto mercantile e il trasporto di persona. Nel trasporto di persona ci sono due tipi di trasporto : il traghetto in generale e la crociera. Il primo può essere a carattere turistico coiè per visitare un paese, o per il lavoro, mentre il secondo è solo a caratere turistico. Il bacino Mediterraneo è un centro di fussi di traffico; oggi è il più importante crocevia (carrefour) di collegamento (liaison) mondiale di merci e di passeggeri (passager).

Il trasporto marittimo mercantile è molto popolare perchè la quantità che le navi possono trasportare è superiore rispetto al trasporto ferroviere o al trasporto stradale. Dunque il 64% del commercio internazionale dell’Italia si svolge da nave.

L’Italia possiede più di 800 kilometri di coste e è ben impianto con il bacino Mediterraneo per effetuare flussi con i suoi porti nazionali e i porti dei paesi stranieri, dunque possiamo chiederci se l’Italia profitta del suo posto geografico per quanto riguarda il settore del trasporto marittimo e se incontra problemi?

I. Il trasporto marittimo internazionale

                        

            A. Descrizione di questo settore :

Il trasporto marittimo tra l’Italia e i paesi stranieri è importante poichè il paese è ben impiantato, è impiantato in mezzo del bacino Mediterraneo dunque i flussi sono facilizzati.

Da parecchi anni, il trasporto marittimo con l’estero si è molto sviluppato con la creazione di Autostrade del Mare. Le Autostrade del Mare è una soluzione per fare viaggiare camion, container per valorizzare il trasporto marittimo. Per di più, queste rotte ridurre la congestione delle strade.

L’Italia effetua i suoi flussi commerciali o turistici con l’estero con i paesi confini, come la Slovenia; i paesi del bacino Mediterraneo, come per esempio i paesi dell’Africa come l’Egitto; i paesi dell’Europea come la Croazia, la Serbia, la Spagna, la Germania; i paesi dell’Asia come la Giordania, l’Israele... L’Italia fa anche scambi con l’America. 

Per illustrare questo, possiamo dire che nel 2007 più di 280 milioni tonnellate di merci hanno oltrepassato i confini dell’Italia.

Per inviare una merce via mare, si ha bisogno di un documento chiamato il “Bill of Landing” (B/L). E il documento principale utilizzato nel trasporto marittimo che attesta l'imbarco della merce da un porto di partenza ad un porto di sbarco designato su una nave specificamente indicata. Per di più, per importare o esportare una merce si deve utilizzare gli Incoterms (International commerce terms) che definiscono i diritti dell’acquirente e del venditore.

            B. I porti principali :

1. I porti commerciali :

Un porto commerciale si caratteristica con una circolazione principalmente di nave commerciali e cha ha una infrastruttura adeguata per i flussi commerciali.

Il settore del trasporto marittimo mercantile italiano è specializzato nel trasporto di container. Nove porti in Italia sono specializzati in questo trasporto, si sono i nove porti commerciali più importanti dell’Italia e fanno parte dei 30 porti pù importanti dell’Europea : si sono il porto di Genova, della Spezia, di Napoli, di Ancona, di Brindisi, di Taranto, di Livorno e di Trieste.

Per esempio, il porto di Napoli ha collegamenti con il nord dell’Africa e nel 2007 il porto ha contato circa 440000 container in circolazione.

Il porto di Brindisi nella regione della Puglia è il porto più importante della Mar Adriatico. I suoi collegamenti sono con la Turchia, la Grecia e l’Albania. La carateristica di questo porto è che il suo traffico mercantile è composto principalmente di prodotti chimici e  gas liquidi.

Mentre se questi porti sono principalmente commerciali, hanno anche attività turistiche.

2. I porti turistici :

             Un porto turistico è un porto con diversi servizi per attrarre i turisti (ristoranti, alberghi, negozi...), e con infrastrutture per accogliere le nave che hanno passeggeri e le navi di crociera.

            Ci sono una moltitudine di porti turistici che accogliono passegeri, ma i principali porti che hanno flussi con l’estero sono il porto di Marinare di Stabia, Civitavecchia, Bari, Venezia, Sicilia, Genova, Napoli...

            Per esempio, il porto di Venezia nella regione del Veneto, conosce il più alto flusso turistico in Italia poichè Venezia è una città moloto famosa nel mondo, dunque mette a disposizione dei turisti nave per fare una crociera, nave per traghetti o aliscafi (hidroglisseur).

            Puoi, l'oggettivo del porto di Civitavecchia nella regione del Lazio, è di diventare il learder per quanto riguarda il traffico crocieristico perchè è in mezzo del bacino mediterraneo. Lo sviluppo del porto ha succeduto a registrare un aumento delle navi da crociera in circolazione. Ha registrato 50 navi nel 1996 rispetto a 500 nel 2003.

            Anche, il porto di Bari nella regione del Puglia ha conosciuto nel 2006 circa 1,6 milioni di passeggeri e circa 300000 crocieristi.

C. I flussi :

1. I flussi commerciali :

I principali prodotti che sono trasportati via mare sono carburanti, risorse naturali, prodotti chimici, prodotti agricoli, beni di consumo, cereali... Questi flussi di merci partono dei paesi produttori verso i paesi consumatori. Per esempio, il Medio Oriente produttore di carburanti hanno una moltitudine di navi che navigano verso i paesi dell’Europea.

Per esempio, i collegamneti con il porto di Napoli sono con l’Estremo Oriente, l’Europa e l’America del Nord.

Il porto di Brindisi esporta e importa con la Grecia, la Turchia e i paesi del bacino Mediterraneo. Questo porto esporta e importa alimentari, prodotti chimici, prodotti liquidi, merci in colli...

2. I flussi turistici :

            L’Italia è una delle principale destinazioni dei turisti grazie al patrimonio del paese, la sua cultura e il suo meteo, dunque l’Italia ha una moltitudine di collegamenti con i paesi stranieri. Secondo il posto dei porti, i loro collegamenti sono differenti.

            Per esempio, il porto di Civitavecchia ha collegmenti con la Francia, in particolare con la Corsica, la Tunisia, e la Spagna.

Per quanto riguarda il porto di Bari, i suoi collegementi sono con l’Albania, il Montanegro e la Grecia.

3. Il accordo Italia-Egitto :

Il 5 diciembre 2008, Altero Matteoli, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e Lotfy Mansour il suo collega hanno firmato un nuovo accordo bilaterale di navigazione e trasporto marittimo mercantile tra l’Italia e l’Egitto poichè l’Egitto è un partner commerciale molto importante nel bacino Mediterraneo. L’ultimo accordo era firmato nel 1976. Per riassumere (résumer) l’accordo, concerna la reciprocità  del trattamento delle navi mercantili tra le porti rispettevi dei 2 paesi, e i provvedimenti per evitare i ritardi delle navi.

            D. Esempi di aziende sui porti :

1. Esempi di aziende commerciali :

Sui porti possiamo trovare aziende commerciali come il Gruppo Grimaldi, situato a Napoli. Oggi questo gruppo è il leader nei trasporti marittimi automobili. E un gruppo composto di parecchi società come : “Grimaldi S.P.A”, Atlantica S.p.A” un’azienda di navigazione per passeggeri, “Industria Armamento Meridionale S.p.A.,” “Atlantic Container Line” un’azienda di trasporto di container, “Inarme S.P.A” e “A.C.L”.

2. Esempi di aziende turistiche :

            Sui porti turistici, si può ritrovare le grandi aziende di navigazione per passeggeri come “Grimaldi S.P.A” o “Atlantica S.P.” che offrono flussi verso l’Asia e l’Europa.

Sul porto di Brindisi, possiamo trovare parecci aziendi di navigazione per passeggeri. Per esempio, ci sono tre aziende che andano in Albania “Augodimos Lines”, “Med Glory”, “Red Star Ferries”; due per andare in Grecia “Augodimos Lines” e “Endeavour Lines”.

Per quanto riguarda le aziende di crociera, la più famosa è quella di “Costa Crociera”. E un’impresa di crociera italiana che organizza crociere nel mondo.

II. Il trasporto nazionale

            A. Descrizione di questo settore :

Il trasporto marittimo tra i porti nazionali dell’Italia è anche molto famoso, in effetti questo trasporto che possiamo chiamare anche il cabotaggio potrebbe divenire un’alternativa ai trasporti feroiviari o stradali. Il cabotaggio è il traffico marittimo vicino le coste e tra i porti del paese.

Ogni anno, circa 70 milioni di tonnellate di merci, 38 milioni di passeggeri, e 5,5 milioni di autovetture (automobile) sono trasportati tra i porti nazionali.

Il trasporto marittimo dell’Italia è famosa grazie alle sue Repubbliche Marinare. Le repubbliche marinare sono i porti più importanti come Venezia, Amalfi, Pisa e Genova, erano famose durante il Medio-Evo. Queste città erano in concorrenza per quanto riguardo il trasporto commerciale, per esempio i porti di Venezia e Genova avevano rapporti commerciali con l’Oriente. Certi avvenimenti sono effetuati ogni anno per commemorare l’attacamento degli italiani alla mare. Parecchi seccoli dopo, il trasporto marittimo è sempre vitale per l’Italia.

Il trasporto stradale è uno dei principali concorrenti della navigazione dunque il commercio interno si svolge al 20% per nave. Si può considerare che questa cifra non è importante ma secondo certe statistiche questa cifra evolve grazie all’aumento del petrolio.

Il mercato italiano rappresenta l’80% del cabotaggio dei passeggeri e il 45% del cabotaggio delle merci.

            B. I porti principali :

Si può dire che ogni regione ha un porto che hanno carateristiche similari o differrenti, cioè i porti sono dei porti allo stesso commerciale e turistico. Ma certi sono specializzati in una categoria.

1. Esempi di porti commerciali :

Il traffico marittimo si divide in 95 porti commerciali, ma solo una trentina hanno un ruolo nazionale e 10 sono specializzati nell’industria.

Un porto industriale è un porto con un terminale portuale, aeree per i servizi in generale per le esportazioni e imporazioni delle navi.

Nel 2007, una classifica dei porti nazionali che hanno il più grande numero di flussi è stata effettuata perchè una crescita è stato registrato dell' 9,1%, dunque si ritrova il porto di Trieste (+20,9%) al primo posto, seguito da Gioia Tauro (+19,1%), Livorno (14,3%) e Genova (11,9%) Salerno (+7,2%), Savona (+5,2%), Venezia (+3,8%), Cagliari (+1,9%) e Napoli (+1,1%).

Nel 2005, secondo l’Istat, i tre porti Siciliani più importanti per quanto riguardo i flussi mercantili sono : il porto di Augusta (33.041 migliaia di tonnellate transitate di cui il 53,6% sbarcate), puoi il porto di Santa Panagia (12.668 sbarchi e 10.587 imbarchi) e il porto di  Milazzo (9.811 sbarchi e 8.056 imbarchi). Questi porti effetuano il 78% delle merci transiti per i porti siciliani.

2. Esempi di porti turistici :

            Ci sono una moltitudine di porti turistici in Italia dunque parlero che di certi.

            Uno dei più importanti è il porto di Messina nella regione della Sicilia, che ha collegamenti con Salerno, Civitavecchia, Reggio Calabria... Per di più, il porto sviluppa il settore della crociera.

            Il porto di Capri è anche importante perchè è il porto principale dell’isola e quest’isola è molto frequentato dai turisti. Capri è collegato con Napoli, Campania, Salerno...

            Per finire, c’è anche il porto di Olbia nella regione della Sardegna, che è collegato con Genova, Civitavecchia, Livorno, Piombino...

            C. I flussi :

1. I flussi commerciali :

Il porto di Genova è un grande porto che accoglie molti flussi internazionali, ma accoglie anche flussi nazionali con per esempio dai porti di Milano o Torino.

            I porti di Venezia e Trieste hanno merci che arrivano e partono verso il Trentino e il Veneto.

            Per finire, il porto di Salerno conosce collegamenti con il Piemonte e la Lombardia.

            Nei porti specializzati nell’industria, ritroviamo il porto di Cagliari nella regione della Sardegna.

2. I flussi turistici :

Nel 2005, il porto di Messina in Sicilia ha registrato un totale di 9802 passeggeri, questa cifra rappresenta il 59,5% del traffico totale della Sicilia. Questo porto è il primo porto italiano nel settore del turismo perchè ogni anno accoglie circa 10 milioni di passeggeri grazie ai numerosi collegamenti con il resto dell’Italia. Per di più, il porto di Messina possiede un mercato in evoluzione per quanto riguarda le attività di crocieristica.

Come ho già notato il porto di Napoli è un porto importante anche per il turismo perchè ha parecchi aziende di navigazione per condurre i turisti sulle isole di Capri e Ischia.

Dal Giugno 2008, la città di Genova sta per creare un progette chiamato “Nave-bus Celestina”. Questa nave-bus collegerà Pegli, un quartiere di Genova e il Porto Antico di Genova. E come un trasporto pubblico ma via mare, il principale ruolo di questo progetto è di migliorare il traffico nella città.

C’è lo stesso modo di trasporto a Venezia. Come lo sapete a Venezia ci sono solo due modi per muoversi : a piedi e dall’acqua. La città possiede tre modi di navigazione, ci sono il vaporetto, le gondole e i taxi acqueo.

            D. Le aziende sui porti :

1. Esempi di aziende commerciali :

Il distretto industriale di Savona si è sviluppato e oggi è molto importante. Ci sono parecchi aziendi di produzione come per esempio aziende di fabbricazione di nave e riparazione di nave, aziende di fabbricazione di porti... E un luogo di transito e movimentazione di merci, possiede  nuove attività legate allo stoccaggio.

L’azienda che si occupa del trasporto a Venezia si chiama ACTV (Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano).

2. Esempi di aziende turistiche :

A Napoli, possiamo trovare l’azienda “Caremar”, questa azienda di navigazione condusce i turisti sull’isola di Capri, o Ischia...

Nella regione della Campania, possiamo anche trovare l’azienda “Il metro del mare”. E un servizio marittimo che collega i maggiori porti della regione.

III. I problemi, le conseguenze e le soluzioni del settore del trasporto marittimo italiano :

            Prima di vedere i problemi del setore, si deve sapere che il rialzo de prezzo del petrolio non ha affettato veramente il settore del transporto marittimo perchè è un trasporto economico, i flussi delle navi non hanno cambiati. Per esempio, 400 litri di petrolio bastano a trasportare un container di 20 tonnelatte da Cina all’Euopa.

            A. I problemi del settore :

                        1. Il problema dell’inquinamento :

Il problema dell’inquinamento è molto importante nel mondo. Le navi sono il primo inquinante della mare. Inquinano a causa di 2 aspetti : gli accidenti delle nave e il loro inquinamento.

a. Gli accidenti delle nave :

Uno dei principali problemi dell’inquinamento del mare sono gli accidenti delle navi. Per di più, le navi trasportano una grande quantità di petrolio e quando hanno un accidente il petrolio di ridipinge nella mare. Abbiamo il famoso esempio della nave “Erika”.

b. L’inquinamento delle nave :

            Un altro problema è che le navi inquinano durante lo scarico in mare di acqua di zavorra (décharde de l’eau de lest).

                        2. Il problema del lavoro in questo settore :

            

            L’Italia può contare circa 34500 persone che lavorano nel settore del trasporto marittimo, questo cifra rappresenta il 12% del totale dei lavatori dell’Unione Europea che lavorano in questo settore. Per di piu, l’Italia impiega circa 93000 personi nel settore della nautica da diporto (port de plaisance), questo rappresenta il 37% del totale dei lavatori dell’Unione Europea che lavorano in questo settore.

            Malgrado questi cifre incoraggianti, il settore conosce una carenza di manodopera. Più particolarmente da parte dei giovani che non sono attirati da questa carriera principalmente a causa degli condizioni di lavoro che sono difficili e perchè il costo della formazione è alzato.

                        3. Il probema delle infrastrutture :

            La Federmobilità, che è un forum per il governo regionale, locale et urbano della mobilità sostenibile, dichiara che le infrastrutture dei porti commerciali non sono abbastanza modernati; più particolarmente i collegamenti tra le nave e le autostrade o le ferrovie non sono efficienti, sono inadeguati. Le infrastrutture non sono adeguati per dopo lo scarico (déchargement), i collegamenti non sono bene collegati.

B. Le conseguenze e le soluzioni per lo sviluppo del trasporto marittimo italiano :

                        1. Una soluzione per l’inquinamento :

a. La soluzione dell’associazione “Clean Up” :

            L’associazione “Clean Up” ha effettuato un progetto che corrisponde a creare aree nel bacino Meditaraneo protette dell’inquinamento. In Italia, questa zona si trova nella regione di Liguria, è la città di Portofino. Oggi, è una piccola città molto famosa grazie a questo proggetto e perchè la jet set italiana la frequenta.

b. Ridifinire la Convenzione Marpol 73/798 :

            Questo convenzione che è un protocollo prevenzione che lotta contro l’inquinamento marino deve essere ridifinire perchè è non rispettato dalle navi.

c. La soluzione dell’azienda “Emilia-Romagna Lines” :

Nella regione di Emilia-Romagna, si può trovare un’azienda di navigazione per passeggeri che si chiama “Emilia Romagna Lines”. La forza di questa azienda è che insista sull’aspetto ambientalista della mare perchè ha deciso di uzzare un trasporto marittimo veloce ma anche che inquina poco. Queste navi hanno una buona penetrazione nell’area e hanno la capacità di gallegiamento (flotter) realizzando una maggiore facilità nello spostarsi ed un risparmio di carburante. Dunque è in concorrenza diretta  con il trasporto aereo che inquina molto. Ha traghetti da Cesenatico e Ravenna verso la Croazia.

                        2. Le soluzioni per il problema con il lavoro nel settore :

a. Soluzione dalle scuole :

Per migliorare la visione dei giovani rispetto dal settore marittimo le scuole potrebbero organizzare riunioni con professionisti, anche potrebbero organizzare visite nei porti o nelle aziende di trasporti marittimi.

b. Soluzione dall’Accademia Italiana della Marina Mercantile :

            Oggi, l’Accademia Italiana della Marina Mercantile che è un istituto di formazione superiore per lavorare nel settore del trasporto marittimo situato a Genova è gratuito.

                                3. Le soluzioni per le infrastrutture :

            Una soluzione è di scegliere parecchi porti è di costruire un rete efficiente tra lo scarico delle merce e il transporto ferroviare. Dunque è un proggetto dove si deve scelgliere porti dove si può investire.

Concluzione :

            Per concludere, possiamo dire che il trasporto marittimo è ben impiantato nell’economia dell’Italia, ma deve tuttavia risolvere problemi come abbiamo visto come per esempio l’inquinamaneto, la mancanza di manodopera e lo sviluppamanto le sue infrasttruture.

21 février 2009

Gli ascensori

Il settore degli ascensori oggi in Italia

Uno studio ha annunciato recentemente che l’Italia detiene il primato per quanto riguarda il numero di ascensori. Ne avrebbe più che l’America e la Cina. L’Italia sarebbe dunque in un posto vantaggioso nel settore degli ascensori, scale e marciapiedi mobili e componenti ?

Tuttavia, avere il primato per il numero di ascensori basta a dichiarare che l’Italia è il maestro del comparto degli ascensori ? Si pu pensare che è anche importante sapere se l’Italia detiene ascensori accessibili e a norma.

Si deve dunque conoscere la situazione dell’Italia per quanto riguarda la sicurezza dei suoi ascensori prima di darle un primato totale sul settore.

Malgrado il suo primato per il numero di ascensori,

l’Italia ha il primato per la sicurezza di quelli ?

Prima di tutto, bisogna sapere qual’è la situazione mondiale del comparto degli ascensori per poi capire il posto dell’Italia in quello.

Da un’altra parte, bisogna conoscere la situazione attuale della sicurezza degli ascensori in Italia e poi, vedere le norme che esistono per quanto riguarda gli ascensori.

I.                   Il primato dell’Italia per quanto riguarda il numero di ascensori

A.    Il settore degli ascensori, scale e marciapiedi mobili e componenti nel mondo

1.     Il commercio internazionale di ascensori, scale e marciapiedi mobili e componenti

Le tendenze generali del periodo 2006/2008 parlano di una buona crescita complessiva del commercio mondiale : + il 9% nel 2006 e un tasso leggermente inferiore nel 2007 e 2008. Nel 2006, il valore complessivo delle esportazioni mondiali di ascensori, scale e marciapiedi mobili, e componenti, ammontava a 5,9 miliardi di euro, mentre nel 2003/2006 la crescita anno su anno ha registrato questi risultati : + il 7,8% nel 2004/2003, + il 13,3% nel 2005/2004 e + il 21,3% nel 2006/2005.

Sempre nel periodo di tempo 2003/2006 la struttura dell’export mondiale di settore non ha evidenziato modificazioni strutturali rilevanti : oltre il 40% deriva dai componenti (il 45,5% nel 2006 ; il 49,5% nel 2003), poco meno dagli ascensori e montacarichi (il 43,3% nel 2006 ; il 39,5% nel 2003), mentre scale e marciapiedi mobili detengono quote attorno all’11% (l’11,2% nel 2006 ; l’11,0% nel 2003). In termini di crescita, per ascensori e montacarichi il dato è importante : il 17,6% in media all’anno, pari a circa 2,6 miliardi di euro (2006).

a.       La provenienza delle esportazioni per macroaree geografiche

Il predominio è nettamente dell’UE (allora composta da 15 paesi), anche se il dato è in netto calo : l’UE-15 aveva infatti una quota del 70,4% nel 2003, passata al 61,7% nel 2006. Le aree che hanno tratto vantaggio da questa concentrazione sono state l’Asia Orientale (vantaggi, non solo per Cina e Giappone, ma anche per Tailandia, Sud Corea e Malesia) dal 14,2% al 21,8% ; l’UE-10 (nuovi membri) dal 3,8% al 5,3%. L’America è invece in calo leggero, dal 7,8% al 7,3%, gli altri paesi europei sono sostanzialmente stabili (3,3-3,5%) e gli esportatori delle altre macroaree, Africa, Asia Centrale, Medio Oriente e Oceania, hanno tutti delle quote inferiori allo 0,3%.

L’asse mondiale dell’export di ascensori, scale e tappeti mobili e componenti si sta spostando. Le cosidette economie avanzate, nel 2006, controllavano oltre il 70% dell’export mondiale di settore con un calo consistente rispetto all’83,7% del 2003. Sono appunto in crescita le economie emergenti passate dall’8,8% all’11,4%. In particolare, nell’ultimo decennio, sono emerse nuove locomotive della crescita mondiale : i paesi del BRIC (Brasile, Russia, l'India e Cina). Complessivamente, la loro quota percentuale è salita di circa l’8%, arrivando al 13,9%. Apare invece come questa espansione derivi in massima parte dalla Cina, che da sola detiene il 12,6%.

b.      La provenienza delle esportazioni per singolo paese

Nel dettaglio per singolo paese, emerge che l’esportazione complessiva di ascensori, scale e tappeti mobili, componenti è sostanzialmente concentrata in 6 paesi, nell’ordine : (dati 2006) Italia (il 13,2% delle quote totali, 778,5 milioni di euro), Cina (il 12,6%, 744,4 milioni di euro), Germania (il 12,3%, 722,2 milioni), Spagna (l’8,9%, 527,3% milioni), Francia (l’8,3%, 491,4 milioni), Giappone (il 4,6%, 270,1 milioni) e Regno Unito (il 4,5%, 267,7 milioni). L’Italia nel 2006 aveva la maggior quota di mercato. un primato che mantiene in quasi tutte le altre classifiche. L’Italia è la prima nell’export di componenti (il 14,4%), davanti alla Germania (l’11,8%) e alla Spagna (l’8,1%).

Nel comparto della componentistica, l’Italia è tra i leader di lungo corso, con una crescita media del valore del proprio export del 10,8% nel periodo 2003/2006 e con un brillante +21,9% nel rapporto 2006/2005 (valore 2006 : 386,2 milioni di euro). Ha una performance molto al di sopra dei più diretti concorrenti. La Germania ha addirittura perso la leadership a favore dell’Italia, nel 2004, registrando un +2,4% nel valore medio, ma un -2006/2005 (valore 2006 : 317,1 milioni di euro). La Spagna è anche lontana, è cresciuta solo del 3,4% nel periodo 2003/2006 e del 2,7% nel 2006/2005.

Secondo l’analisi del Servizio Centrale Studi Economici di ANIE, nel segmento degli impianti completi (ascensori e montacarichi), la Cina è solo quinta, con una forte crescita media annua nel 2003/2006, che non sembrerebbe poterle consentire per il momento di scalzare i paesi europei tradizionalmente al vertice. Le aziende di Italia, Germania e Francia sono saldamente al commando, seppure vada registrata una lenta erosione delle loro quote, a vantaggio soprattutto di alcuni paesi emergenti.

2.     I grandi gruppi mondiali

Il gruppo di testa internazionale di produttori di ascensori comprende :

Otis, Schindler, ThyssenKrupp, Kone e Mitsubishi 

a.       Perché non è italiano il più grande gruppo ? 

Tutti questi gruppi si sono sviluppati nel 19esimo  secolo o all’inizio del 20esimo secolo :

Otis fu fondato nel 1853 in America.

Schindler fu fondato in Svizzera nel 1874.

Mitsubishi fu fondato nel 1869 in Giappone.

Kone fu fondato nel 1910 in Finlandia.

ThyssenKrupp è nato nel 1997 dopo la fusione di Krupp, fondato nel 1850, e di Thyssen, fondato nel 1871.

Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia erà tutta da ricostruire e cominciava solo a produrre alcune macchine : le macchine utensili. Prima, erà un paese di trasformazione avente saputo sfruttare il suo basso costo di mano d’opera.

Si pu pensare che questo ritardo nell’industria spiega l’assenza dell’Italia nei ranghi dei grandi gruppi mondiali del settore degli ascensori. I gruppi che si sono sviluppati sono stati i primi creati.

Il primo sviluppo fondamentale del settore dell'ascensore come è conosciuto oggi viene dato da un inventore americano, Elisha Otis, che nel 1853 depone il brevetto di un sistema di sicurezza paracadute, destinato ad impedire la caduta violenta della cabina in caso di guasti o rotture ai cavi.

Ma l’Italia lavora con i più grandi gruppio, per esempio, KONE è presente in Italia dalla metà degli anni 80, quando ha acquisito marchi storici del made in Italy degli ascensori Sabiem, Fiam e Bassetti Elevatori, attraverso KONE S.p.A.

B.    Il settore degli ascensori in Italia

1.     Il numero straordinario di ascensori in Italia

Ci sono più ascensori in Italia che in America e in Cina.

a.       Il numero di ascensori in Italia 

L'Italia ha più ascensori di qualsiasi altro paese al mondo : 850 mila, contro i 700 mila americani e i 610 mila cinesi. Secondo una ricerca di Otis, la più antica e grande produttrice di ascensori, sposta l'equivalente della popolazione mondiale ogni cinque giorni.

b.      La ragione di questo numero straordinario di ascensori in Italia 

In Italia,  ci sono più palazzine e meno villette basse che nel resto d'Europa, buone leggi contro le "barriere architettoniche" e una tradizione di eccellenza nella componentistica. Inoltre, grazie alla pigrizia nazionale,  oggi, aumenta il numero di ascensori nelle monofamiliari da due piani. Lo scarto tra l’Italia e gli Stati Uniti è dovuto a un'ottima produzione industriale.

Con grattacieli sempre più alti e un'architettura sempre più complessa la domanda di ascensori è in rialzo. L'11 settembre sembrava aver segnato la fine dei grattacieli, e quindi di un certo tipo di ascensori e invece è tutto ripartito e adesso è una gara a chi li fa più alti.

2.     L’Italia, primo esportatore

L’Italia è il primo esportatore mondiale di ascensori. Ha avuto una produzione in costante crescita negli ultimi dieci anni.

a.       Il fatturato dell’Italia 

Secondo uno studio realizzato dal Servizio Studi di ANIE (Federazione Nazionale delle Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche, aderente a Confindustria), per conto di AssoAscensori/ANIE, ANACAM, ANICA, Confartigianato Ascensoristi e CNA, l’Italia detiene il primato mondiale in termini di ascensori, con oltre 850.000 impianti installati che ogni giorno effettuano circa cento milioni di corse. E l’ascensore italiano continua a salire: il fatturato aggregato dell’industria italiana di Ascensori e Scale mobili risulta in costante aumento negli ultimi dieci anni, e nel 2006 il giro d’affari totale è stato di 2,4 miliardi di euro.

b.      I volumi di produzione 

Nel decennio 1997-2006 i volumi di produzione per l’industria degli ascensori sono cresciuti ad un ritmo del 5,2 per cento in media d’anno, a fronte dello 0,1 per cento registrato dall’insieme delle imprese industriali italiane.

c.       Il settore di ascensori e scale mobili nel 2005 

I numeri del settore di Ascensori e Scale mobili nel 2005 indicano :

(Fonte : ANIE/AssoAscensori):

  • 1.639 milioni di euro di fatturato

  • 1.224 milioni di euro di mercato interno

  • 670 milioni di euro di esportazioni

  • 415 milioni di euro di saldo attivo della bilancia commerciale

d.      Le esportazioni italiane 

Anche le esportazioni italiane risultano in costante crescita: il 2006 ha visto un incremento del 15,4% delle vendite sui mercati esteri rispetto al 2005, per un valore assoluto pari a 778 milioni di euro. L’Italia è il primo esportatore mondiale del comparto, con una quota sul commercio internazionale che sfiora il 14 per cento, un primato mantenuto anche nel disaggregato della vendita di impianti completi e componenti.

Durante il periodo 2006/2008, si nota una buona crescita complessiva del commercio mondiale di ascensori, scale e marciapiedi mobili e componenti. L’UE predomina nettamente gli altri paesi malgrado un calo. L’Italia è tra i leader per il settore complessivo, è il primo esportatore mondiale di ascensori e detiene il primato per quanto riguarda il numero di ascensori.

Tuttavia, questo primato è sempre più minacciato dalle economie emergenti, Cina in testa. In pochi anni la Cina è diventato il secondo esportatore mondiale per le produzioni del comparto nell’aggregato, il primo se si guarda il solo mercato delle scale e tappeti mobili.

E c’è un’altra questione importante : Tra tutti gli ascensori che esistono in Italia, quanti sono accessibili e sicuri ? 

II.                 La questione della sicurezza degli ascensori

A.    La questione della sicurezza degli ascensori in Italia

Oggi, gli ascensori sono molto sicuri, dieci volte più delle scale mobili, calcolano gli studi di settore. E per Otis la probabilità di farsi male corrisponde a un incidente su 60 milioni di passeggeri. Negli Usa si muoiono in media 26 persone all'anno, perlopiù addetti alla manutenzione. In auto lo stesso bollettino si registra ogni cinque ore.

1.     La situazione italiana

Dopo il crollo in marzo 2003 di un ascensore di Napoli che ha causato un morto e quattro feriti arriva l'allarme dell'associazione nazionale costruttori. Questi dichiarano nel 2003 : "Per tutti quelli installati prima di 4 anni fa non esistono obblighi, ma solo raccomandazioni ai controlli".

a.       Gli impianti 

La situazione degli ascensori in Italia e' disastrosa: il 92,2% non è conforme alle norme di sicurezza. Secondo Paraviam su 750 mila impianti (nel 2003), solo per 40 mila sono previsti controlli vincolanti mentre per la gran parte degli ascensori, tutti con almeno cinque anni di età, non esistono precise disposizioni.

b.      La legge 

Allo stato attuale infatti, esistono le semplici « raccomandazioni », nulla più di inviti ai proprietari degli immobili che possono rifiutarsi di effettuare interventi particolarmente onerosi. E così, in assenza di norme certe, i controlli sono affidati al libero arbitrio di un condominio che talvolta, per ragioni di economia, preferisce trascurare l'ascensore, non spendere per la sicurezza magari perchè deve far fronte ad altri costi come quelli per il gasolio. Ma il paradosso sta nel fatto che, in caso di incidente, la normativa europea prevale su quella nazionale, quindi il condominio, l'amministratore, il produttore e il manutentore dell'impianto devono risponderne e c'é' anche il rischio di sanzioni penali.

c.       I rischi 

L'Italia detiene il primato mondiale in termini di ascensori in servizio, intorno a 800.000 che effettuano più di 100 milioni di corse giornaliere. Per questo l'investimento in sicurezza non può essere trascurato: il rischio sarebbe quello di esporre il parco ascensori nazionale a una crescente obsolescenza, con conseguenze di incidenti anche gravi. I 700.000 installati prima del giugno del 1999 sono stati realizzati sulla base di normative e con standard di sicurezza meno stringenti.

2.     La situazione europea

Il parco ascensori italiano è particolarmente anziano, circa il 40% degli impianti è stato installato più di trent’anni fa e numerosi impianti, non essendo mai stati ammodernati in modo rilevante, presentano, perciò, condizioni di sicurezza e accessibilità da verificare. Non è un problema limitato e circoscritto, questa situazione, peraltro, è propria anche del parco ascensori europeo in generale. In Europa, ci sono oltre tre milioni di ascensori e il 50% è stato installato più di 20 anni fa, la cui sicurezza non è a norma.

B.    Le norme europee

1.     La direttiva europea 95/16/CE

La principale norma di riferimento per quanto riguarda la progettazione e l’esercizio degli impianti è la direttiva europea 95/16/CE, attuata in Italia con il "Decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162”.

a.       L’entrata in vigore della direttiva 

Dal primo luglio 1997 è entrata in vigore la direttiva ascensori 95/16/CE, tale direttiva è stata recepita, definitivamente, in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea a partire dal primo luglio 1999 (come tassativamente prescritto dall'articolo 15 comma 2 che consentiva la commercializzazione e la messa in servizio di ascensori conformi alle normative allora vigenti, sino al 30 giugno 1999).

b.      Definizione della direttiva 

una direttiva europea che definisce i requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute per i componenti di sicurezza e per gli ascensori, a cui devono dimostrare di rispondere, prima di essere immessi sul mercato o posti in servizio. Lo scopo é di rimuovere le barriere per la produzione ed il libero commercio, uniformando, nei paesi della Comunità Europea, i requisiti tecnici riguardanti la sicurezza. La direttiva é in vigore, in Italia, dal 25 giugno 1999. Si applica agli ascensori in servizio permanente negli edifici e nelle costruzioni ed ai componenti di sicurezza utilizzati in tali ascensori. Non bisogna adeguare alla Direttiva gli ascensori già in funzione purché alla data del 25 giugno 1999 l'ascensore risulti collaudato positivamente oppure che sia stata presentata, entro tale data, al Comune o all'Ispettorato del Lavoro (ISPESL) una richiesta di omologazione dell'ascensore e che il relativo collaudo avvenga entro il 24 giugno 2000. 

c.       Una direttiva da completare 

In Italia, gli impianti commercializzati dal primo luglio 1999 sono circa 150 mila e ci sono dunque circa 700 mila ascensori pre-esistenti. Nel 2003, il 40% dei 765 mila impianti presenti in Italia erà in funzione da più di 30 anni, mentre quasi il 70% non erà equipaggiato[15] con le più moderne tecnologie che ne facilitano l’utilizzo da parte di persone anziane e disabili. Per un graduale adeguamento degli impianti pre-esistenti ai livelli di sicurezza previsti dalla direttiva 95/16/CE, sin dall’ottobre 2002 era stata chiesta l’emanazione di un Decreto Legge, che recepisse la raccomandazione della Commissione Europea (95/216/CE) sul miglioramento della sicurezza degli ascensori pre-esistenti.

2.     L’applicazione della norma EN 81-80

a.       La norma EN 81-80

La norma EN 81-80 (gennaio 2004) è costituita da regole di sicurezza per la costruzione e l'installazione degli ascensori (ascensori esistenti). Sono delle regole per migliorare la sicurezza degli ascensori e ascensori di carico esistenti. Questa norma è destinata ad identificare e valutare i rischi significativi o le situazioni pericolose sugli ascensori esistenti e ad indicare delle azioni correttive.

b.      Le norme armonizzate 

La UNI EN 81-80 ha elaborato un’analisi dei rischi per ciascuna di queste situazioni e ha proposto misure protettive che, in sostanza, riflettono il livello di sicurezza delle norme armonizzate. Le norme armonizzate sono le norme tecniche approvate da tutti i paesi membri della Comunità Europea per raggiungere un sempre maggiore livello di sicurezza dei prodotti. Per gli ascensori queste norme sono:

- EN-81/1 armonizzate (ascensori elettrici),

- EN-81/2 armonizzate (ascensori oleodinamici)

Costituiscono l’evoluzione e la standardizzazione europea delle precedenti EN-81/1 ed EN-81/2.   

c.       I filtering 

stato necessario che, nei vari paesi, le autorità competenti verificassero la situazione effettiva degli ascensori del proprio paese e proponessero quello che è stato definito un filtering o implementazione nazionale della norma. Il filtering italiano, in questo contesto, è consistito essenzialmente nel fatto di attualizzare le misure protettive proposte nella situazione del parco ascensori italiano, dando loro un adeguato livello di priorità.

d.      L’applicazione della norma EN 81-80 e Sicurezza 2006

A Milano, il 15 marzo 2006, AssoAscensori, aderente ad ANIE (Federazione Nazionale delle Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche) ha organizzato, in seno a Sicurezza 2006, un convegno sul tema 'La sicurezza degli ascensori : la norma EN 81-80 e la sua applicazione nazionale', in collaborazione con LIFT (la mostra milanese del trasporto verticale).

Federazione ANIE e AssoAscensori hanno rinnovato il proprio impegno per la sicurezza e hanno ribadito l'apprezzamento per l'emanazione del Decreto, che estende l'applicazione delle norme di sicurezza agli impianti installati fino al giugno 1999 e ne prevede il graduale adeguamento alle regole di sicurezza stabilite dalla norma tecnica europea UNI EN 81-80 - già obbligatorie in Italia per quelli di nuova installazione - durante i prossimi otto anni.

Roberto Taranto, Direttore generale di Federazione ANIE, ha dichiarato : «  La manutenzione obbligatoria degli ascensori ha assicurato per decenni livelli di sicurezza, affidabilità e una durata notevolmente superiore rispetto ad altri mezzi di trasporto. Tuttavia, senza il provvedimento appena pubblicato, l’invecchiamento crescente degli ascensori installati comprometterebbe in misura crescente la sicurezza degli utilizzatori. Adeguare gli ascensori alle norme più evolute di sicurezza è altrettanto importante che adeguare gli impianti a gas o ammodernare la struttura ferroviaria. Non si può ignorare che anche gli ascensori possono causare rischi, soprattutto nel caso di persone anziane o disabili ».

Gli studi lo dimostrano, oggi, gli ascensori sono molto sicuri. Ma in Italia, perché molti non sono a norma, ci sono migliaia di ascensori a rischio. Questo è dovuto al fatto che non ci sono obblighi, ma solo raccomandazioni ai controlli. Sono applicate in teoria norme europee che hanno per scopo di rimuovere le barriere per la produzione ed il libero commercio, uniformando, nei paesi della Comunità Europea, i requisiti tecnici riguardanti la sicurezza. Ma queste norme non bastano, spesso  i proprietari preferiscono trascurare gli ascensori piuttosto che spendere per la sicurezza. Sono state richieste direttive più precise e efficaci ma si aspettano ancora le azioni.

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L’Italia detiene il primato per il numero di ascensori ed è tra i leader mondiali del settore degli ascensori, scale e marciapiedi mobili e componenti. Nel 2006 il comparto industriale degli Ascensori e Montacarichi, Scale e Tappeti mobili ha generato in Italia un fatturato aggregato di 2,4 miliardi di euro. L’evoluzione positiva delle produzioni del comparto interessa anche le vendite all’estero : nel 2006 le esportazioni hanno registrato un’incidenza media sul fatturato aggregato del 32,3% (+10,6% la variazione media annua registrata dall’export negli anni 2003-2006).

Ma in Italia, migliaia di ascensori sono a rischi. Numerosi ascensori non sono accessibili e le norme dovranno essere completate perché in Italia e anche in Europa gli ascensori siano più securi. La norma EN 81-80 e la direttiva europea 95/16/CE non bastano. Tuttavia si pu notare che il parco ascensori europeo in generale è interessato da questo problema e non solo l’Italia.

Si pu dunque dichiarare che l’Italia detiene il primato mondiale nel settore degli ascensori in un contesto che deve ancora evolvere. Non basta fabbricare ed esportare, bisogna anche fare la manutenzione. In una fase di forti cambiamenti del contesto competitivo, l’Italia deve innovare, cioè migliorare, più che i suoi concorrenti, i fattori aziendali su cui si basa il vantaggio competitivo (fornitura di nuovi impianti e componenti e post-vendita) per poter mantenere il proprio posizionamento.


   

20 février 2009

Nouveau défi !

En vue du nouveau contrôle qui approche, je vous invite à publier vos exposés afin de pouvoir savoir ce que les autres ont fait, histoire de dire qu'on a bossé.

A vous les studios !

Coline

30 mars 2008

L'industria Farmaceutica

L’industria farmaceutica è il settore economico che riunisce le attività di ricerca, di fabbricazione e di commercializzazione dei farmaci per la medicina umana o veterinaria.

La domanda di Salute dei cittadini è sempre più crescente in particolare perchè dal 1951 ad oggi l'aspettativa di vità è passata da 65 a 81 anni. per di più l'Italia è il paese più vecchio d'Europa e il secondo al mondo dopo il Giappione.

Questo spiega in parte perche in Italia, l’industria farmaceutica rappresenta l’industria con il più alto valore aggiunto, la più alta percentuale di occupati qualificati, e la più alta percentuale di ricerca.

L’industria farmaceutica Italiana rappresenta 70000 addetti, 340 imprese, 22 miliardi di euro di produzione di cui il 55% dedicato ai mercati internazionali.

Per capire come funziona questo settore bisogna vedere dovè si trovano i poli dell’industria farmaceutica in Italia e quale sono le loro carateristiche, poi studieremo l’aspetto economico di questo settore, i suoi punti forti e i suoi punti deboli e per finire quale sono le prospettive di sviluppo dell’industria farmaceutica italiana nel mondo.

I/ La Composizione dell’industria farmaceutica italiana.

Le imprese dell’industria farmaceutica si trovano in maggior parte nelle regioni della Lombardia, del Lazio, della Toscana, dell’Emilia Romagna e del Veneto.

Nel settore del farmaco, le imprese sostengono il 90% della spesa in ricerca e sviluppo, contro il 10% per lo Stato. Più della metà di quel 90% si concentra in Lombardia.

In Lombardia si trovano più di 100 aziende farmaceutiche, 32 centri di ricerca aziendali e 58 imprese nelle biotechnologie

Esempio: Aventis Pharma a Milano che produsce medicinali e prodotti famarceutici.

Nel Lazio, la farmaceutica è il primo settore esportatore con il 27% delle esportazioni. Nel Lazio operano importanti gruppi nazionali e internazionali in particolare nella produzione e la ricerca. Seconda regione per numero di addetti nel settore Ricerca e Sviluppo e 17 centri aziendali. A Roma si trova l’Istituto Superiore di Sanità, il principale organo technico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale.

C’è anche un centro di ricerca e di sondaggi nell’aerea della Salute e del farmaco chiamato Datanalysis s.r.l.

In Toscana è impiantata l’impresa BAXTER MANUFACTURING SPA  a  Firenze, è un’impresa internazionale che produsce prodotti trasfusionali, vaccini etc… l’impresa è presente in più di 110 paesi nel mondo.
Nel mercato italiano Baxter ha realizzato nel 2004 un fatturato di oltre 350 milioni di Euro, e occupa più di 1000 dipendenti.

In Emilia Romagna ci sono 35000 addetti farmaceutici, e 74 imprese  (dati 2004 Osservatorio sul Settore Biomedicale) con un fatturato di 632,9 milioni di euro e il 60% d’esportazione.

C’è in Emilia Romagna un distretto del farmaco situato a Mirandola è costituito principalmente da imprese caratterizzate da produzioni a forte contenuto innovativo. L'origine di questo Distretto risale agli anni sessanta, quando è nato un nucleo di imprese locali speccializzate nel monouso sterile in campo ospedaliero (gli usa e getta o disposable). Sono anche specializzate  nelle macchine elettromedicali come apparecchiature per dialisi, trasufusione e altri impieghi. Qui si sono riunite conoscenze e competenze che hanno attrato imprese internazionali come la Baxter, la Biofil etc…

Mirandola è il primo sul mercato europeo per questo tipo di prodotti, metà della produzione di Mirandola è destinata ai mercati esteri.

Il Veneto conta circa 3000 addetti concentrati a Verona e a Vincenza. In questa regione oltre il 25% degli investimenti delle imprese vanno nella Ricerca e nel Sviluppo.
C’è per esempio CABASSI & GIURIATI SPA (Padova) che è un impresa specializzata nella distribuzione dei prodotti farmaceutici.      

Il 92% delle imprese farmaceutiche in Italia sono piccole e medie imprese, significa che l’industria farmaceutica italiana è frazionata, soprattutto rispetto quella Internazionale. Il problema è che queste piccole non possono sempre riuscire a ingrandirsi e avere la forza finanziaria necessaria per essere competitive contro grossi gruppi su un mercato che richiede numerosi investimenti in ricerca e sviluppo. Effettivamente le imprese a conduzione di tipo familiare non sono sufficientemente aperte verso l’esterno.

Quinidi vedremo qual’è la posizione dell’industria farmaceutica Italiana sul mercato nazionale e internazionale oggi.

II/ L’Industria farmaceutica Italiana sul mercato.

Nel 2006 l’Italia si è confermata il terzo paese d’Europa, dopo Germania e Francia, e il quinto al mondo, dopo Stati Uniti e Giappone, per numero di addetti e per dimensioni di mercato. Tuttavia una diminuzione della spesa per la ricerca è stata osservata, iniziata alla fine del 2006, con un deterioramento del rapporto prezzi/costi che pesa sulla competitività delle imprese italiane. L’Italia è uno dei paesi che ha avuto il più forte calo dei prezzi dal 2001, mentre c’è un aumento dei costi.

Per di più il numero di addetti del settore è calato di 1000 unità nel primo semestre del 2007.

Il problema fondamentale del settore è di trovare il finanziamento necessario per svilupparsi e essere competitivo. La ricerca è un processo lungo e costoso: afinche un nuovo farmaco sia disponibile sul mercato sono necessari tra 12 e 13 anni di studi e di investimenti, una nuova molecula farmaceutica costa circa un miliardo di euro. Le aziende hanno la scelta tra il finanziamento pubblico e il finanziamento privato.

La spesa farmaceutica pubblica pro-capite in Italia è inferiore a quella degli altri paesi perché i prezzi dei farmaci con prescripzione sono tra i più bassi dei paesi europei.

Nel 2002, la spesa farmaceutica pubblica in Italia è ammontata a 11.723 milioni di euro, in Germania 22.264 milioni di euro, in Francia 17.727 milioni di euro e nel Regno Unito 13.872 milioni di euro.

Nel 2002 anche, la spesa farmaceutica pubblica è cresciuta in Italia meno rispetto agli altri principali paesi europei: una crescuita dello 0,50%, in Italia, 5% in Germania, del 10% nel Regno Unito e del 13,57% in Francia.

Rispetto ai principali paesi delle economie avanzate, l’Italia si colloca al settimo posto per attività di Ricerca e Sviluppo in termini di spese, in un contesto internazionale in cui sono gli Stati Uniti che sono al primo posto per spese R&S, con 27,1 miliardi di euro nel 2006. L’Europa segue con 22,5 miliardi di euro (di cui 21,7 nei principali Paesi, con ai primi tre posti : Regno Unito, Germania e Francia).

In termini di spese in ricerca e sviluppo la farmaceutica è il terzo settore in Italia con il 13,6% del totale dell’industria manifatturiera, dopo “aeronautica e mezzi di trasporto” e “apparecchi per le comunicazioni radio e TV”, due settori però molto più grandi per fatturato.

Per di più un accordo fra Stato e Regioni è stato fatto l’ 8 agosto 2001, ha previsto che la spesa farmaceutica non debba superare il 13% della spesa sanitaria per equilibrare le spese tra le regioni.

I finanziamenti pubblici non sono sufficienti, le aziende devono quindi trovare finanziamenti privati e scegliere tra la quotazione in Borsa e l’instaurazione di accordi con aziende più importanti ma non è facile perché la ricerca farmaceutica presenta altissimi livelli di rischio e tempi lunghi.

Un altro problema è che i ricercatori italiani costano di meno rispetto a quelli europei e molti giovani laureati italiani scelgono di andare all’estero.

Si prevede che l´industria farmaceutica continui ad essere uno dei settori in espansione nel ventunesimo secolo, entro il 2020 il fatturato mondiale raddopierà, passando dagli attuali 600 miliardi dollari a 1 200 miliardi dollari.

Un aumento dovuto alle tendenze demografiche con l’invecchiamento della populazione.

Quest’aumento si spiega anche con la  crescita del mercato del farmaco dei nuovi paesi emergenti come India e Cina. Ma se l’Italia desidera conservare una posizione importante sul mercato del farmaco, deve aumentare la spesa di Ricerca e Sviluppo in valore assoluto, attivare nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, aumentare il ricorso ai mercati finanziari per trovare nuove risorse necessarie per la crescita e avere una visione strategica chiara del futuro, l’Italia deve scegliere tra restare un paese di distribuzione di farmaci o un paese in cui l’industria sia di sviluppo.                                                    

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23 mars 2008

Il trasporto ferroviario

IL TRASPORTO FERROVIARIO IN ITALIA

        1).    Introduzione

La prima linea ferroviaria italiana lunga di otto kilometri è stata inaugurata a Napoli-Portici il 3 ottobre 1839. Poco a poco la rete ferroviaria si è sviluppata rapidamente grazie alla situazione geologica del territorio, lungo e stretto, ciò che  a permesso la costruzione di reti, nell’intera penisola dal nord al sud. Nel XX secolo, delle reti ferroviarie di alta velocità vengono costruite per favorire il trasporto delle persone e delle merci, ciò che un fattore importante nella crescita economica del paese.

Il sistema del trasporto ferroviario è composto da tre linee principali che attraversano la penisola dal Nord al sud : il litorale tirrenico, quello adriatico e la dorsale appennica. Altre linee ferroviarie attraversano l’Italia e uniscono i principali centri delle due coste.

Il settore del trasporto ferroviario rappresenta un comparto dell’intero sistema dei trasporti, fondamentale per lo sviluppo della mobilità di passeggeri e di merci all’interno del territorio nazionale, in stretta concorrenza con il trasporto stradale.

Per trasporto ferroviario si intende lo spostamento di persone o cose da un luogo ad un altro, per mezzo di un sistema specializzato comunemente chiamato ferrovia, utilizzando un mezzo di trasporto denominato treno. Ci sono due principali tipi di trasporto ferroviario, cioè il trasporto di personne per mezzo di treni viaggiatori e il trasporto di beni per mezzo di treno merci formati da carri ferroviari.

Per comprendere meglio il settore del trasporto ferroviario analiseremo gli aspetti economici e poi studieremo l’evoluzione e lo sviluppo di questo.

2).    Aspetti economici

Il settore del trasporto ferroviario è di una rilevanzza importante dopo il trasporto aereo, perche questo settore offre una flessibilità e rapidità trasporto dei passeggeri e delle merci. I servizi del trasporto di merci e passegeri sono importanti per efettivo ed efficente funzionamento di tutti i settori dell’economia statale.      

        Le Ferrovie dello Stato eserciscono 16.080 km di linee, di cui 5.592 km sono elettrificati. Nel settore dell'elettrificazione della trazione ferroviaria, l’Italia è da un secolo in avanzata dell’Europa, grazie alle risorse idroelettriche che, dall'inizio del novecento, hanno favorito lo sviluppo del settore ferroviario

soprattutto nelle regioni settentrionali. Il maggiore sviluppo della rete ferroviaria si è stato soprattutto nelle regioni di Piemonte e di Lombardia, dotate delle reti più estese.

        La maggiore densità di linee è presente in Liguria con un indice di 0,095 km/kmq, a fronte di una media nazionale di 0,064 km/kmq. Al sud lo sviluppo della rete è in generale più modesto, ma maggiore è la presenza di ferrovie minori. Mentre nell'area padana e nelle regioni centrali la rete ha numerose linee fondamentali, destinate a sostenere i flussi di traffico interregionale e internazionale. Al nord e al sud del paese, i principali nodi ferroviari sono localizzati nelle città di maggiori dimensioni come Torino, Milano, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e sono caratterizzati dalla presenza di un certo numero di impianti come le stazioni o depositi per il materiale rotabile.

        La rete ferroviaria italiana è rappresentata anche da 3.530 km di linee in concessione. La loro estenzione rappresenta il 18% del totale nazionale. Fra le principali reti in concessione è quella delle Ferrovie Nord Milano estesa sulle tre province di Milano (Como, Varese e Novara). Quindi, la rete delle ferrovie italiane è composta da 16.000 km. Da una parte, questa fa parte di proprietà statale gestita dal gruppo Ferrovie dello Stato e dall’altra parte i 3000km della rete totale sono le proprietà regionali gestite da altre scoietà di capitali pubblici e privati.

        Sin dal 1992, Ferrovie dello Stato è il gruppo a doppia statuto private e pubblico in cui ha cambiato lo statuto delle imprese pubblice e ha dato vita al processo di liberalizzazione e di apertura alla competizione. Oggi questo gruppo appartiene ancora allo stato, ma in una  gran parte ha un statuto private. Il processo di liberalizzazione è stato messo in opera dall’Unione Europea per offrire alle aziende una meglia efficienza dell’offerta di trasporto e nel stesso tempo, per far fronte alle nuove richieste del mercato .Per esempio alcuni società che fanno parte da questo gruppo e chi sono specializzate nel trasporto di merci e di viaggiatori sono RFI (Rete Ferroviaria Italiana), TrenItalia, Italferr e FS Cargo per il trasporto di merci.

Nel 2005, queste imprese hanno trasportato circa 760 milioni di passeggeri, per un totale di circa 50 miliardi di passeggeri al chilometro con un aumento, rispetto all’anno precedente, del 4,4% del numero di passeggeri e dell’1,7% di passeggeri-chilometri. Nel 2004, queste imprese hanno trasportato circa 730 milioni di passegeri, per un totale di circa 50 miliardi di passeggeri al chilometro.

Per quanto riguarda il trasporto di merci, nel 2005, le imprese ferroviarie hanno trasportato quasi 90 milioni di tonnellate di merci, con una crescita del 7,4% rispetto al 2004. Questa crescita è dovuta al forte aumento del traffico internazionale, di più di 25,2%, dei merci. Mentre nel 2004, il trasporto di merci ha registrato una cifra di 84 milioni di tonnellate. Quindi, i trasporti di merci all’estero, nel 2005, sono effetuati nei paesi dell’Unione Europea. In particolare,  il 39,5% delle tonnellate e il 37,6 % delle tonnellate al chilometro sono state scaricate in Germania, il 16,5 % e il 9,8 % in Belgio, il 14,5% e il 18,8 % in Francia. Nello stesso anno, le tonnellate arrivate in Italia dai paesi dell’Unione europea sono state il 93,8% del totale del flusso proveniente dall’estero e il 94,8% delle tonnellate al chilometro; rispettivamente, il 34,2% e il 33,9% sono merci caricate in Germania, il 17,8% e il 24,4 % in Austria, il 17,8% e il 16,5 % in Francia, e il 10,7% e il 6,6% in Belgio. Poi, il trasporto di merci per regione mostrano che i flussi, nel 2005, erano del 16,5% delle tonnellate di merci proveniente, dall’Emilia Romagna, il 14,6% dalla Lombardia, il 13,9% dal Piemonte e il 12,3% dal Veneto. Nello stesso tempo, il 20,5% delle merci trasportate per ferrovia entra in Piemonte, il 18,7% in Lombardia, il 12,3% in Emilia Romagna e l’11,5% nel Veneto. Sono quindi le regioni centro-settentrionali, interessate dai trasferimenti di merci per ferrovia.

Per svilupparsi, l’Italia si interessa da collaborare con gli altri paesi europei tra gli accordi economici e politichi. Perché questo sia possibile, Italia deve liberalizzarsi con l’integrazione nel sistema ferroviario europeo. Quindi, all’aiuto dell’Unione Europea, il trasporto ferroviario italiana comincia svilupparsi con la conquista dei nuovi clienti europei.

In questo caso, un programma di liberalizzazione dei servizi ferroviari è stato messo in opera con l’aiuto dell’Unione Europea che comprende la liberalizzazione dei servizi di trasporto internazionale di merci su tutta la rete europea dal 1° gennaio 2006 e quella dei servizi di trasporto di merci nazionale. In Italia, i servizi di trasporto ferroviario di merci sono stati completamente liberalizzati, mentre in altri paesi il processo di liberalizzazione è appena agli inizi.

Per quanto riguarda il trasporto ferroviario di passeggeri, sono stati liberalizzati solo i servizi di trasporto internazionale effetuati da associazioni di imprese. Per esempio, nel 2005, nell’Unione Europea, sono stati realizzati dalle imprese di trasporto 357.463 milioni di passeggeri al chilometro, di cui il 21,4% in Francia, il 21% in Germania e il 12,9% in Italia.

Per esempio, la situazione italiana comincia  essere migliore dal punto di vista normativo rispetto alla media europea. Gli investimenti pubblici in Italia non sono particolarmente elevati rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea. Lo Stato finanzia per circa 4 miliardi per il trasporto ferroviario, un valore molto inferiore ai 10 miliardi di euro spesi in Francia, ma anche ai 5 miliardi della Gran Bretagna.

Trenitalia ha conosciuto delle forti perdite negli ultimi anni, al contrario dei maggiori operatori britannici, ma anche dell’operatore dominante francese, SNCF.

Inoltre, l’Italia ha messo in opera un’offerta della rete europea dei treni « Eurocity » per la relazione tra il paese nazionale e l’estero. Al livello locale, Italia dispone di un servizio di trasporto interregionale e regionale, cioè « l’Intercity » e « l’Eurostar » che collegano le regioni italiane.

Il mercato ferroviario sia nazionale che internazionale è in forte crescita. L’espansione è legata sia ai ragioni di carattere normativo come la  liberalizzazione dei trasporti, le politiche orientate alla riduzione della congestione stradale e dell’inquinamento, sia alla effettiva crescita di mercati i cui investimenti in infrastrutture fanno aumentare la domanda di materiale rotabile, in collaborazione col mercato asiatico.

Ma, la minaccia principale per il trasporto ferroviario italiano è rappresentato dai principali concorrenti a livello mondiale come Bombardier, Alstom e Siemens.

Perché le imprese italiane del settore ferroviario siano più competitive, queste devono evolvere al livello dell’infrastruttura di rete e della riduzzione dei costi di trasporto per i viaggiatori e per le merci.

3).    Evoluzione e sviluppo del settore ferroviario

        Al livello infrastrutturale di rete ferroviario, di nuove linee ferrovie saranno costruite per contribuire allo sviluppo e alla competitività sul mercato nazionale e internazionale. Questo si fa col aumento della capacità di trasporto, con l'efficienza e la sicurezza del sistema ferroviario. La prospettiva è quella di disporre di una rete di collegamento efficiente per merci e passeggeri dotata di accessi immediati ai principali punti di trasporto e di scambio come i porti, gli interporti, oppure gli aeroporti. Per questo, bisogna costruire una coppia di vie ciò che rappresenta una rilevante opportunità di sviluppo per il sistema economico del paese. Questa si concrettiza con l’offerta a persone e merci delle infrastrutture di trasporto fluide e accessibili, ciò che significa l’aumento della produttività e l’acquisto della competizione sul mercato internazionale. All’interno dei grandi nodi ferroviari, le nuove linee, che accolgono i traffici a lunga percorrenza, farranno di questi un servizio di tipo metropolitano e regionale ad alta frequenza e ad orario cadenzato.

        Per abbassare i costi di trasporto su rotaia, Ferrovie dello Stato chiede un accordo con l’azienda FarSystems ch’è specializzata nella gestione dell’energia. Questo accordo riguarda la realizzazione di un sistema integrato per il controllo e la riduzione del consumo energetico nel ambito ferroviario, poiché in Italia, il consumo energetico del trasporto su rotaia è stimato a circa i 5% del consumo elettrico nazionale.

        Secondo l’accordo, FAR Systems fornirà per le locomotive della società Ferrovie dello Stato, il sistema TEMS (Train Energy Management System), con scopo di minimizzare il consumo energetico. Il sistema TEMS fornisce diverse funzionalità integrate tra di loro, come la misurazione in tempo reale dell’energia consumata, la gestione della localizzazione del treno sulla tratta di percorrenza, l’interfacciamento con i sistemi di diagnostica di treno, e la comunicazione bidirezionale treno-terra. Così, con la nuova tecnologia di gestione dell’elettricità, questa dovrà abbassare i costi e suscitare i nuovi clienti da utilizzare più questo mezzo di trasporto in un modo siccuro e efficace.

4).    Conclusione

Per concludere, il trasporto ferroviario è molto necessario da essere utilizzato a massima capacità e con una gran efficienza in un mondo agitato, dove le rechieste economiche del mercato si sentono più forte tanto a livello nazionale quanto internazionale. Perché questi elementi siano soddisfatti, bisogna che l’Italia mette in opera delle soluzioni economiche capabile a far fronte alle esigenze del mercato e così come ai vari concorrenti europei e mondiali.

Per esempio, in qualche anno, perché il sistema ferroviario europeo sia di qualità, la Commissione europea propone l’apertura del mercato del trasporto internazionale di passeggeri nel 2010. Così, la Commissione vuole portare avanti la riforma del settore ferroviario, rispetto alla concorrenza di trasporto internazionale di passeggeri, all’interno dell’Unione Europea. Quindi, l’obiettivo sarà di completare l’integrazione dello spazio ferroviario europeo, rilanciando così un modo di trasporto più che mai necessario.

Nel 2010, la rete transeuropea ad alta velocità sarà interconnessa e grazie alla concorrenza  potranno svilupparsi nuovi servizi. Per creare condizioni economiche che favoriscano lo sviluppo dei nuovi servizi di trasporto di passeggeri, è prevista la possibilità di far salire e scendere passeggeri lungo l’intero percorso internazionale, anche tra due stazioni in uno stesso Stato membro.

   

20 mars 2008

Nouveaux exposés

C'est la valse des exposés : allez les vive les sujets passionnants du second semestre !

Voici le mien sur le textile. En fait, j'ai eu la flemme de le rétrécir, sorry. Mais bon, il est là.

IL SETTORE TESSILE IN TOSCANA

La 'fashion industry', che comprende i settori tessile, abbigliamento, calzature, è uno dei rari settori in cui l'Italia vanta posizioni mondiali di leadership. Nel 2007, il fatturato dell'industria tessile italiana è stato di 9,1 miliardi di euro. Nel tessile sono presenti le imprese più 'export oriented' d'Italia, oltre il 60% del fatturato complessivo è generato grazie alle esportazioni che sono in aumento (+ lo 0,6%). Si consolidano sui mercati emergenti come Cina e Hong Kong (+ il 10,1%), ma anche in Francia (+il 4,6%) e in Spagna (+ il 2,8%). Crescono significativamente le importazioni (+ l’8,8%), soprattutto di tessuti di cotone e a maglia di fascia medio-bassa.

La Toscana è una regione in cui il settore del tessile è molto importante, soprattutto a Prato.

La specializzazione di Prato nelle produzioni tessili risale al XII° secolo quando le produzioni di panni erano regolate dalla corporazione dell'Arte della Lana. La decadenza politica ed economica dell'Italia nel XVI° e del XVII° secolo ha segnato una caduta delle attività tessili che hanno ricominciato negli ultimi anni del Settecento con la produzione di berretti di maglia esportati nei mercati arabi. Il passaggio dalla manifattura artigianale ai sistemi di produzione industriale si svolge nella seconda metà del 1800.

Per circa mezzo secolo l'industria tessile locale approfitta delle commesse militari, dei dazi e delle politiche autarchiche per rafforzarsi e alla vigilia della seconda guerra mondiale è già un affermato centro tessile, anche se non ha le dimensioni delle grandi capitali del tessile italiano: Schio, Busto Arsizio, Biella, Como.

Ma oggi, il distretto di Prato è evoluto. Per veramente capire il suo successo, bisogna sapere come funziona, quali sono le imprese che si possono trovare a Prato e che cosa fa il distretto per essere e rimanere ai primi posti del settore tessile in Italia. Il distretto di Prato ha conosciuto numerose crisi e incontra oggi nuovi problemi, bisogna trovare soluzioni per risolverli.

I.                 Il settore del tessile, le crisi e l’estero

II.            

A.    Le crisi del settore del tessile pratese

A partire dalla fine degli anni '40, il modello organizzativo dell’industria del tessile pratese subisce una modifica, a causa di una grave crisi di mercato, che colpisce il distretto e che spinge le imprese locali ad avviare un processo di progressiva decomposizione del ciclo produttivo che porta, nel giro di pochi anni, ad una pressoché totale scomparsa da Prato delle grandi imprese a ciclo integrato. La presenza della grande impresa rappresenta pertanto solo una breve parentesi nella storia dello sviluppo dell'industria tessile paratese.

Appena pochi anni dopo la fine della guerra, il distretto riacquisisce, infatti, la sua fisionomia tradizionale, con una spiccata parcellizzazione del processo produttivo, che si abbina ad una pronunciata specializzazione tecnica delle imprese.

Nell'arco di un trentennio (fra i primi anni '50 ed i primi anni '80), l'industria tessile pratese conosce, infatti, una fase di sviluppo "estensivo", di intensità straordinaria, che porta il numero di addetti da 25.000 a 60.000 unità. Nasce una miriade di imprese di piccole dimensioni grazie alla pressoché totale assenza di barriere all'entrata. Basta un capitale minimo per comprarsi, e al limite affittarsi, un macchinario adatto a svolgere una delle specifiche fasi di lavorazione.
In quel periodo, l'organizzazione produttiva di Prato è stata additata da molti osservatori qualificati come un modello da imitare su scala nazionale. Era il modello del distretto industriale, del "piccolo è bello" inteso come un sistema produttivo caratterizzato da piccole unità flessibili; pochissime lavorazioni a ciclo completo, piccoli reparti divisi, meglio se staccati fra loro in una miriade di società autonome.

A partire dai primi anni '60, il distretto, grazie all'elevata flessibilità che garantisce la particolare formula organizzativa e sotto l'impulso del "boom" economico trainato dalle esportazioni, entra in una fase ciclica estremamente favorevole.

Questo particolare modello organizzativo si dimostra estremamente competitivo fino alla metà degli anni '80. A seguito del calo di domanda di prodotti cardati (allora principale specializzazione dell'industria tessile locale, mentre oggi rappresenta il 45% della forza produttiva del distretto), che si registra sui mercati internazionali, Prato entra in una fase di crisi. Le trasformazioni tecnologiche e di mercato portano, infatti, le grandi imprese operanti nel settore tessile a recuperare ampi margini di competitività nei confronti dei sistemi di piccola e media impresa.

La crisi strutturale del distretto innesca, nella seconda metà degli anni '80, un processo di progressivo riposizionamento delle imprese, che si manifesta soprattutto attraverso un'accentuazione dei fenomeni di ampliamento e diversificazione della gamma produttiva. Accanto agli articoli cardati vengono introdotti nuove tipologie di tessuti quali il lino, il cotone, il misto seta/lino, il velluto, la viscosa, il cupro, l'acetato, il poliestere, i tessuti non tessuti, etc.

A partire dai primi anni '90, il distretto pratese entra in una nuova fase di sviluppo espansiva, testimoniata in particolare da un notevole recupero di competitività che si registra sui mercati internazionali.

Una crisi si abbatte sul settore complessivo dal 2001 al 2003, sono persi 5,6 miliardi di euro di fatturato e 3,9 di attivo commerciale, mentre 5.800 aziende chiudono i battenti e 48 mila addetti sono rimasti disoccupati.

Secondo l'associazione degli industriali tessili, la crisi va imputata a fattori strutturali e congiunturali (la riduzione dei consumi di articoli 'mod’, la concorrenza dei Paesi in via di sviluppo, le difficoltà di accesso ai mercati più dinamici e un aumento del peso della contraffazione. Si aggiungono la stagnazione dei consumi in Europa e il rafforzamento dell'euro).

B.    Il settore del tessile e l’estero

La concorrenza della Cina :

Negli ultimi anni, i paesi asiatici come la Cina e l'India hanno cominciato a potenziare la loro produzione industriale diventando in poco tempo concorrenti temibili per l'idustria tessile italiana, la Cina è di fatto l'unica allevatrice di bachi da seta e sta diventando monopolista nella filatura e tessitura di questo materiale.

Il settore del tessile italiano chiede l'introduzione di misure di salvaguardia. Per far fronte al mercato asiatico, le imprese italiane si devono qualificare sempre di più e avere prodotti di elevata qualità, innovativi e creativi. Forse, l'aggregazione fra piccole imprese sara necessaria per competere nel mercato globale. 

Quote tessile

Il 31 dicembre 2007 era la fine delle quote, in misura e secondo modalità varie nel tempo, delle importazioni tessili dalla Cina. C’è stato il tentativo da parte dell’Italia e di altri paesi europei di chiedere un prolungamento delle quote a tutto il 2008, analogamente a quanto avviene per paesi come gli Stati Uniti, il Brasile, la Turchia e il Sudafrica che con la Cina hanno accordi simili a quello della UE ma temporalmente più estesi. L’esito negativo della richiesta è stato determinato dall’opposizione dei paesi dell’Europa del nord, in sostanza gli stessi contrari al made in.

E’ stata accolta invece, sia pure con grande fatica e con il forte impegno delle associazioni di rappresentanza dell’industria tessile europea l’idea di istituire un sistema di double check: in sostanza un monitoraggio incrociato, contemporaneo sui versanti europeo e cinese, sui flussi commerciali, incluse anche le triangolazioni con paesi terzi. Il double check riguarda 8 delle categorie di prodotti (tutte tranne i tessuti di cotone e la biancheria da tavola e da cucina) e comincia col 1° di gennaio, immediatamente dopo la fine delle quote. E' così possibile non perdere il controllo della situazione almeno dal punto di vista conoscitivo, presupposto per chiedere misure correttive in caso di clamorose distorsioni. Il monitoraggio potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso: se dovessero emergere vistose anomalie, le associazioni avrebbero la possibilità di richiedere misure antidumping o clausole di salvaguardia, con anche una più forte probabilità di accoglimento non essendoci più le quote. Il monitoraggio sarebbe più efficace con l’obbligo di etichetta di origine.

Un marchio ‘ Made in Italy ’ :

Si tratta dell’introduzione di un marchio 'Made in Italy' per il tessile abbigliamento e calzaturiero a livello comunitario che davvero tuteli i consumatori e che consenta loro - come avviene ad esempio per i prodotti alimentari - di essere certi di acquistare prodotti di qualità, di cui venga certificata l'intera filiera e la cui fabbricazione garantisca anche il rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dall'adeguatezza dei salari. E già il caso per molti settori del territorio italiano come per esempio, quello dell'agroalimentare. Quest’iniziativa potrebbe aiutare a far fronte alla crisi del settore tessile abbigliamento e calzaturiero.

Cambio dollaro/euro sfavorevole

Con il cambio del dollaro così impostato, i prezzi aumentano. C’è una maggiore disponibilità del mercato americano verso il made in Italy ma il supereuro non fa godere molto l’Italia della ripresa. Un euro forte danneggia enormemente la sua competitività laddove si registra una lieve ripresa e l'acquisto di materie prime in dollari compensa solo in minima parte le perdite sulle vendite.

Delocalizzazione

C’è una divisione tra i filatori che spostano la loro produzione in altri paesi (per esempio in Romania o in Cina) e quelli che invece credono ancora nella produzione completamente italiana e che preferiscono restare in Italia per proteggere la tradizione del tessile che altrimenti verrebbe consegnata direttamente nelle mani dei concorrenti.

Si deve tuttavia notare che la delocalizzazione non ha solo effetti negativi perché lo spostamento delle aziende permette anche di conquistare nuovi mercati stranieri.

II.             Il settore del tessile e la Toscana oggi

A.    Il distretto di Prato oggi :

Distretto di Prato :

L'area del distretto tessile di Prato ha una superficie di 700 kmq ed una popolazione di 300.000 abitanti. Nel distretto operano 9.000 imprese tessili (di queste 5.000 sono artigiane), che fatturano in anno circa 8.200 miliardi, con un export di oltre 5.500 miliardi. Qui opera una delle maggiori concentrazioni di attività tessili d'Europa. Attualmente nel settore lavorano circa 50.000 addetti, ovvero il 30% della popolazione attiva ed il 60% degli occupati nell'industria. Il tessile del distretto di Prato è tra le quindici province più industrializzate d' Italia con una percentuale manifatturiera che supera il 40%.

Sistema del distretto :

Il sistema industriale pratese si basa sulla suddivisione della produzione tra numerose piccole e medie imprese tra loro indipendenti, ognuna specializzata in una specifica attività (filatura, ritorcinatura, orditura, tessitura, tintoria e rifinizione o finissaggio). A tirare le fila della produzione ci pensano le poche imprese di medio-grandi dimensioni a ciclo completo e molto più spesso alcuni operatori indipendenti: i cosidetti impannatori o committenti che si occupano della ricerca e progettazione del campionario, dell'organizzazione e controllo della produzione e della commercializzazione del prodotto finito. Su questo aspetto organizzativo/produttivo si può affermare che il distretto tessile pratese rappresenta un grande, unico laboratorio. I lanifici pratesi riescono ad allineare le loro strategie verso obiettivi comuni costituiti da standard qualitativi elevati, tempi di consegna veloci e prezzi competitivi.

Specializzazione del distretto :

Le aziende di Prato sono specializzate nella produzione di filati per maglieria, tessuti per abbigliamento, altri articoli tessili (tessuti a pelo, spalmati, non tessuti) per l'industria dell'abbigliamento, delle calzature, dell'arredamento e per impieghi tecnici, e coprono tutte le lavorazioni del settore, dalla finitura al finissaggio dei tessuti.

L’uso di Internet :

Un'altra sfida che Prato è intenzionata a giocare è legata all'uso dell’Internet, nell'ottica del businness to businness. L'idea è quella di dar vita ad un'autostrada telematica che attraversi l'intera filiera produttiva e alla quale tutte le aziende possano agganciarsi.

Le relazioni internazionali :

Un tratto forte del sistema industriale pratese è costituito dalle relazioni con i mercati internazionali. Il settore tessile esporta oltre la metà della sua produzione e intrattiene rapporti commerciali con più di 100 nazioni, ed in particolare con la Germania (30% dell'export), la Francia (14%), gli Stati Uniti (10%), Giappone (10%) e Gran Bretagna (8%).

Per avere un’idea più precisa del distretto, ecco alcuni esempi di impprese pratesi.

B) Alcune imprese pratesi

Ecco alcune ditte situate a Prato : Tessilcompany Srl, Tessitura A Maglia Ellepi Srl, Tessitura A Maglia Tempestini Srl, Tessitura Azzurra Snc, Tessitura F.Ll Castagnoli S.N.C, Tessitura F.Ll Castagnoli S.N.C, Tessitura Iadevaia Marco & Massimo Snc, Tessitura Macro - Jersey Di Staropoli Rocco Francesco E C. S, Texfil, Texmafil Srl, Toscano S.R.L.

Fedora group

Dal 1948, il Lanificio si è sviluppato fino a diventare una delle principali aziende tessili italiane. L’introduzione di fibre nobili assieme alla continua ricerca dello staff tecnico e allo stretto dialogo con i principali stilisti e product managers, ha fatto di Fedora un vero e proprio leader di settore. L’azienda è il fornitore di tessuti di diversi ministeri dello Stato. Fa una costante ricerca sulle materie prime, ha delle preoccupazioni ambientali. Vuole fare qualità e technologia.

Le sue aziende sono Fedora Lanificio, Mako, Pietra Luna, Basica, Nardi Filati, Opificio Tessile, Fintes.

Ha due divisioni commerciali : Fedora USA, Fedora East

Otre il 60% della produzione del gruppo Fedora si rivolge ai principali mercati esteri.

La Manteco Spa

La Manteco Spa ha dato inizio alla sua attività nel 1943. Il suo obiettivo era allora la realizzazione di tessuti per abbigliamento. È alla scrupolosità dei suoi controlli durante la lavorazione dei propri tessuti ed al profondo radicamento nella moda che la Manteco deve il suo consolidato successo in campo internazionale, servendo i nomi più importanti della scena mondiale. I suoi prodotti hanno vestito popolazioni di  più di 30 nazioni diverse in Europa, all'est e all'ovest.

L'export dell'azienda avviene attraverso propri uffici ed agenti sparsi nel mondo, che sono in continuo contatto con la sede ed i suoi addetti al commerciale.

Logisticamente l'azienda è posizionata a Prato, uno dei più importanti distretti tessili italiani, e si avvale di tecnologie innovative per essere sempre all'avanguardia. Garantisce inoltre che i prodotti utilizzati sia a livello di materie prime che nelle lavorazioni sono nel pieno rispetto delle norme internazionali.

Distribuzione: Svezia, Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Danimarca, Austria, Germania, Reppublica Ceca, Polonia, Slovacchia, Finlandia.

Fiere a cui partecipa:

New York (I-Texstyle)

Monaco di Baviera (Munich Fabric Start)

Firenze (Prato Expo)

Parigi (Premiere Vision)

Mosca (XIX Fedaral Fair

Moscow

)

Shanghai (Intertextile)

Pechino (Intertextile Spring)

Le sue collezioni : Marco Polo, Signum, 1943, Action…

Lanificio Marcolana

Le origini della ditta risalgono all'anno 1972. Già verso la metà degli anni '70 la produzione della neonata ditta iniziò ad orientarsi verso prodotti di elevata qualità, tendendo addirittura ai tessuti misti e puro cachemere. Nel 1988 arriva puntualmente la trasformazione in società di capitali (s.r.l.), con l'entrata in società di Andrea Barontini. Il giovane, figlio di Ivo, uno dei più noti industriali Pratesi, inizia immediatamente a farsi strada in un settore fino ad allora poco sfruttato dall'Azienda, ovvero nel commercio con l'estero, collocandosi sul mercato nella fascia medio-alta.

L'azienda crede con forte determinazione nelle proprie potenzialità, e ciò ha portato all'apertura di un proprio Ufficio Commerciale a New York, uno a Tokyo ed uno a Mosca.

Negli ultimi tempi si stanno sempre più rafforzando le posizioni conquistate, unitamente ad una ricerca tecnico-stilistica che è sempre in continuo fermento. Infatti l'Azienda sta studiando collezioni sempre più innovative e personalizzate alle esigenze dei clienti, sta sperimentando nuove tecniche di finissaggio e di nobilitazione del tessuto stesso. Sta imprimendo una dimensione tecnica-pratica-funzionale ai propri prodotti.

C) Sperimentazioni e eventi sorprendenti in Toscana

Oggi, per lottare contro la concorrenza dei paesi in via di sviluppo e rimanere ai primi posti del settore, bisogna innovare, creare nuovi tipi di tessuti e proporre delle manifestazioni interessanti che permettono di attrare l’attenzione della popolazione.

Così, la Regione Toscana ha finanziato il progetto Glycolor con 78 mila euro. L’obiettivo di questo progetto era di creare dei prodotti naturali, a base di lattosio e zucchero, che sarebbero biodegradibili e non inquinanti e che sarebbero utilizzati come coloranti per i tessuti. Questo processo di colorazione, che tende verso la biodegradibilità completa, potrebbe portare in termini di impatto ambientale enormi vantaggi. Questa generazione di coloranti innovativi colloca il tessile toscano in una posizione di forte e rinnovata competitività verso le aree economiche da cui i coloranti sono importati, come i paesi dell' Asia.

Un’altra azienda : 'Figli di Michelangelo Calamai', oggi impegnata nella produzione di tessuti tecnici per l'impiego sportivo o hi-tech prova a creare vele che producono energia solare. L’obiettivo è di ottenere un’energia pulita sulle imbarcazioni utilizzando diverse fonti, sia tramite l'installazione di tecnologie tradizionali come pannelli solari rigidi ed un generatore eolico, sia attraverso l'introduzione di tecnologie sperimentali.

Ci sono eventi in rapporto diretto con il tessile come Prato Expo o più sorprendenti come le olimpiadi del tessile.

Prato Expo, nata nel 1979, è una delle più importanti fiere internazionali del settore tessile. Le due manifestazioni annuali presentano le collezioni Primavera/Estate e Autunno/Inverno. Prato Expo accoglie le più prestigiose aziende produttrici di tessuti per abbigliamento moda femminile e maschile informale. La fiera è stata visitata dei designer delle societa come Armani, Versace, Valentino, Ferrè, Donna Karan, Calvin Klein. La fiera è molto importante perché permette di sentire una realtà industriale, caratterizzata da piccole e medie imprese.

Ogni anno, il 10 settembre, Prato ospita le tessiliadi, le Olimpiadi del tessile. Gli aspiranti atleti possono partecipare alle gare gratuitamente, ma devono garantire il proprio legame con il mondo tessile. Questa manifestazione sul tessile è un modo diverso per puntare i riflettori sul settore, usando l’ironia, ma anche lanciando proposte concrete attraverso una tavola rotonda, organizzata in parallelo all’evento sportivo.

Oggi Prato non è solo tessuti e filati ma anche marchi come Annapurna, Osvaldo Bruni, Sasch, Patrizia Pepe, Franco Rossi. Prato sforna 3 milioni di metri di tessuto al giorno, una parte dei quali finisce nei prodotti delle griffe emergenti del distretto, come nelle collezioni dei "big" del settore, Gucci, Prada, Ferragamo, tutti saldamente radicati nel territorio.

Per avere un’idea globale della situazione in Italia, ecco i bilanci del 2002, del 2005, del 2006 e del 2007:

Bilancio del 2002 :

Il 2002 si è chiuso con una notevole flessione nelle vendite e nella produzione e ha visto un calo  dei consumi interni e un netto arretramento delle esportazioni. Sono scesi il fatturato, le esportazioni e il saldo commerciale complessivo. Il volume d’affari, stimato in 46.055 milioni di euro, è diminuito del 3,6 per cento rispetto al 2001 (dov’era molto vicino ai 48 mila milioni). Un decremento dovuto, innanzitutto, alla scarsa dinamicità della domanda interna e alla bassa propensione al consumo degli italiani. Ad aggravare la situazione è arrivato anche il rallentamento delle esportazioni (soprattutto verso Germania e Stati Uniti), che, pur rappresentando il 60 per cento del fatturato, sono diminuite di oltre un milione di euro (pari al 4,3 per cento in meno rispetto al 2001). Il saldo commerciale, ossia la differenza tra import ed export, si è attestato a 13.408 milioni di euro (quasi uno e mezzo in meno rispetto all’anno precedente).

Bilancio del 2005 :

Il 2005 è ancora stato un anno difficile per il settore dei filati da maglieria. Nei filati pettinati, l'incremento delle importazioni ha continuato a sottoporre le aziende italiane. Dopo due anni di pesanti flessioni il fatturato si è stabilizzato e anche le vendite sono state in leggerissima crescita (+0,3%) a 2,8 miliardi, circa 850 milioni di euro in meno rispetto al 2001. La stabilizzazione era da imputare quasi esclusivamente alla crescita delle esportazioni italiane di filati (+9,6%). Le vendite dei filati cardati sono cresciute all'estero di circa il 13%, mentre la filatura pettinata ha avuto una crescita che si è fermata al +1,4%, con il mercato di Hong Kong (un terzo delle esportazioni totali) in flessione sia per ciò che riguarda i valori (-1,2%) sia in termini quantitativi (-3,2%).

Bilancio 2006

Nel 2006 il fatturato del distretto tessile pratese è riuscito ad invertire la tendenza negativa. Il 2006 ha segnato una ripresa del fatturato (+ il 5,2%) rispetto al 2005, del valore aggiunto (+l’1,8%) e della redditività operativa.

Bilancio del primo quadrimestre 2007 :

  • Si nota una certa vivacità nelle esportazioni (+ il 2,3% nei primi quattro mesi dell’anno) dove, per la prima volta dopo molti anni, c’è stato un risveglio nella domanda proveniente dalle tradizionali piazze europee: Germania (+ il 4,2%) e, soprattutto, Francia (+ il 16,4%). Fuori dalla UE, sono invece stati i mercati del Mediterraneo a mostrare la maggior dinamicità: sia i flussi diretti in Tunisia e Marocco (+35% circa), che quelli con destinazione Turchia (+12,3%) hanno infatti mostrato accelerazioni consistenti.

  • Nonostante la riduzione della competitività di prezzo dell’export italiano legata al preoccupante rafforzamento dell’euro, anche i mercati asiatici hanno continuato, con la notevole eccezione del Giappone, a mantenersi dinamici: i flussi diretti verso Cina ed Hong Kong, in particolare, sono cresciuti del 5,7%.

  • Le importazioni di tessuti provenienti dalla Turchia (costituiti per quasi 2/3 da prodotti destinati alla maglieria) hanno continuato ad aumentare a tassi sostenuti (+15,5%).

  • La sensibile accelerazione che ha riguardato i flussi di tessuto in entrata non dipendeva solo dalla sostituzione di acquisti nazionali con beni importati, ma era legata anche ad un aspetto più “fisiologico”, ovvero al sensibile incremento della produzione nazionale di abbigliamento. L’attività produttiva ha ritrovato, in molti settori ‘a valle’ una dinamicità che non si misurava da tempo.

Il percorso di riposizionamento dell’industria tessile italiana procede positivamente. Creatività, innovazione ed efficienza sono i ‘plus’ che differenziano e distinguono il ‘Made in Italy’, e ne garantiscono la leadership nel mondo. Prato ha conosciuto crisi ma ha sempre saputo innovare e sorprendere. Oggi, le priorità sono :

  • una presa di posizione dell'Unione europea sulla marchiatura di origine del prodotto di settore,

  • Sostenere gli ammortizzatori social, poter disporre di misure di cassa integrazione in deroga,

  • spingere gli imprenditori a unire le forze attraverso aiuti di natura fiscale o con la promozione sui mercati esteri,

  • Innovare.

16 décembre 2007

La Liguria

12 décembre 2007

LA TOSCANE (Vanessa)

LA TOSCANA

INTRODUZIONE

La Toscana è una regione italiana situata nell’Italia centale ad ovest. E composta da 10 province (Massa- Carrara, Lucca, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Pisa, Siena, Livorno e Grosseto). Confina con 5 regioni dal Nord al Sud (la Liguria, l’Emilia- Romagna, le Marche, l’Umbria e il Lazio). Dato che l’Italia sia una penisola, la Toscana è bagnata da 2 mari : il mar Ligure e il mar Tirreno.Il suo capoluogo regionale è Firenze , infatti è la maggiore città della regione. La Toscana comprende anche le isole dell’arcipelagio toscano. In totalità ci sono 7 isole. L’isola la più conosciuta è l’isola d’Eba.

Per quanto riguarda il suo territorio, la Toscana è circondata dagli Appennini. Il suo principale fiume è l’Arno ; per lunghezza è l’ottavo fiume italiano e il suo bacino occupa un terzo della regione.Attraversa Firenze e Pisa. La Toscana ha una superficie di circa 23 000 chilometri quadrati. Il suo ambiente naturale è abbastanza complesso, infatti tutto si alterna (per esempio le montagne si alternano con le colline, le pianure). Il territorio sta principalmente collinare : le colline rappresentano il 66,5%, le montagne rappresentano il 25,1% mentre le colline l’8,4% del territorio toscano, quindi possiamo constatare che la Toscana è dotata di un rilievo molto vario. Il rilievo gioca un ruolo importante sul clima.

Infatti il clima ha delle caratteristiche diverse secondo le regioni. E un clima temperato mediterraneo. E generalmente mite soprattutto nella fascia costiera. Il litorale è spesso battuto da un vento caldo umido proveniente dall’Africa che provoca frequenti precipitazioni mentre le catene appenniniche riparano la regione dai venti freddi che soffiano da nord est.

Per quanto riguarda la sua popolazione, la Toscana è la quinta regione più abitata è di 155 km2. Quella è concentrata maggiormente nella zona compresa fra Firenze, Livorno, Pisa, Lucca, Pistoia dove troviamo un terzo della poplazione complessiva regionale.Le altre zone densamente abitate sono quelle di Arezzo, Massa- Carrara, Siena mentre il resto del territorio toscano è scarsamente popolato. Altra informazione a proposito della Toscana è che il tasso di disoccupazione nel 2006 era del 4,8%. Questo tasso era inferiore alla media nazionale di cui lui era del 7,7%.

Situata nell’Italia centrale ed al cuore della regione mediterranea, la Toscana dispone di una densa rete di infrastrutture. Infatti c’è une gran accessibilità grazie alle vie di comunicazione, stradali, autostradali e ferroviarie che collegano facilmente la regione sia con l’Italia settentrionale sia con quella peninsulare. E attraversata in particolare dall’autostrada del Sole che collega Firenze- Pisa- Genova- Livorno- Parma(Emilia- Romagna)- La Spezia (Liguria).E anche attraversata dalle 2 principali linee ferroviarie tra il Nord ed il Centro cioè la Milano- Bologna-Firenze-Roma e la Torino-Genova-Pisa-Roma.La Toscana dispone anche di 2 aeroporti internazionali : l’aeroporto di Firenze e quello di Pisa.Ci sono 3 grandi porti industriali che sono Piombino, Livorno e Massa-Carrara.

L’economia toscana si base su 3 settori : in una prima parte verremo il settore primario in una seconda parte, il settore secondario, e un terza ed ultima parte il settore terziario con un’estensione sul terziario avanzato.

IL SETTORE PRIMARIO

Nel 2006 il settore primario cioè tutto che tocca il mondo dell’agricoltura rappresentava il 3,9%. Possiamo constatare che questo primo settore occupa une debole parte della popolazione.Ma perché ? I Toscani abbandonano le montagne e le colline perché molti cittadini preferiscono il lavoro in città piuttosto che lavorare la terra. Malgrado il fatto che c’è una debole percentuale, il settore primario ha la sua importanza nell’economia toscana perchè permette di fornire prodotti per il benessere della gente.

Prodotti coltivati sono diversificati : cereali / ulivi/ frutti....

La Toscana è la prima regione ad aver approvato una legge specifica (il 6 Aprile 2000). Vieta la coltivazione e la produzione di OGM.

L’agricoltura funziona su 2 modelli : - le piccole fattorie con una prod mista (grano/ vino/ oliva), è il caso a nord della regione

-         grandi proprietà agricole che si trovano al sud, specialmente in Maremma dove la terra è stata bonificata.

nelle colline= prod di oliveti e vigneti. Per esempio la val di chiana è una delle regioni più fertili d’Italia.Questa valle è anche favorita per olio d’olivo grazie al clima mediterraneo + buona terra.

- La colutra dell’uliva = molto diffuse intorno a Lucca e nelle colline della Maremma.

Altro settore importante = il vino. Per esempio Il Chianti è molto conosciuto per il suo vino in tutto il mondo.

- attività zootecniche = grazie al rilievo collinare, gli animali possono pascolare rispetto agli animali industriali. L’allevamento riguarda i bovini ed i suini. In Toscana ci sono diverse razze come : la chianina, la maremmana, la cavalna, la garfagnina. Ci sono razze autoctone : la pomarancina/ la zeresca.

Tutto questo rappresenta prodotti di buona qualità quindi i prezzi sono elevati sul mercato. La pesca non è ben sviluppata = maggiori porti pescherecci : Viareggio, Cecina.

IL SETTORE SECONDARIO

Nel 2006 i servizi rappresentavano il 29,3%. Sono imprese di piccole e medie dimensioni. La tipica industria toscana è quelle manifatturiera di derivazione artigianale. Il 38, 4% delle imprese appartene ai distretti industriali. Diversi settori di attività : abbigliamento, tessile, cuoio, agroalimentare, calzature.

Esempio = nella provincia di Prato : distretto tessile, abbigliamento. Questo settore è diventato il primo settore per importanza economica. (Empoli, casentino...= tessile)

Santa croce sull’arno : distretto delle calzature, delle pelli.

Valdarno superiore : economia attiva = all’interno di questo distretto c’è il settore della moda. Fabbricano delle marche famose come Gucci/ Prada/Ferragamo.

A Carrara = distretto del marmo : capitale mondiale del marmo.

Aree montane = sono rimaste estranee al processo di industrializzazione dei distretti toscani.

Alcuni esempi di industrie = la più importante azienda toscana è la piaggio.

Settori dei marmi = azienda Alfredo Salvatori di Querceta.

Settore della moda = Cristianini e Giubel

Settore meccanico e metalmeccanico = Passeponti a Firenze

IL SETTORE TERZIARIO

Turismo : ci sono molti monumenti musei ( torre di Pisa, Il duomo, ponte vecchio…)

Ci sono anche stazioni balneari come Viareggio, Versilia…

Nel 2006 ha registrato oltre 40 milioni di abitanti.

Vengono anche per la belleza della regione ( colline, paesaggio)

Commercio : la sua posizione geografica favorisce gli scambi . è una regione indirizzata al business.La Toscana è una delle prime regioni in Italia per la ricerca farmaceutica nelle città di firenze, pisa, siena che vantano una lunga esperienza nel camop scientifico-farmaceutico.

3 poli universitari : firenze, pisa, siena.

Banca importante = il Monte dei Paschi di Siena.

Terziario avanzato

12 décembre 2007

Abruzzo e Molise

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